Racconti che parlano di montagne. Non montagne vissute, ma visitate. Non abitate, ma comunque protagoniste: di momenti, di imprese, viaggi, desideri. Non per forza di alpinisti: in questi racconti ciò che importa è un movente, un’idea, un’ambientazione che offre alla montagna un ruolo chiave.
Davide Longo trae le sue perle da grandi autori classici della letteratura, recente e non. Nel Kilimanjaro di Crichton ecco la montagna del turista, della conquista tramite viaggio organizzato, la montagna sottovalutata nelle difficoltà che impone nel cammino. Come quella di Alla ricerca del latte di G.A. Cagna, dove una sottile ironia compatisce una coppia di cittadini alle prese con una tranquilla distesa di pascoli a loro tanto ostile. C’è anche il Rifugio di Guy de Maupassant, probabile fonte di ispirazione per il Shining di S. King. Una “montagna” desiderata, presa, incompresa e poi apprezzata troviamo nel magnifico racconto di Riel, Lo zigolo delle nevi.
C’è anche il contrasto tra la montagna abitata e quella solo visitata, in Un idillio alpino di Hemingway. Ricorda un po’ un recente romanzo di Corona, Storia di neve.
Ma non manca la montagna eversiva. Scrittori che oggi, se ancora in vita, sarebbero senz’altro immediatamente imprigionati o messi a tacere. Poco raccomandabili. Ne L’avventura di uno sciatore, di Italo Calvino, si elogiano la grazia e l’intraprendenza di una giovane sciatrice che preferisce salire a fianco degli impianti anzichè prender la funivia… per poi scendere fuoripista! Una vera e propria apologia di reato.
Ma non è finita qui. In Ferro, di Primo Levi, riscopriamo l’alpinista torinese – già, è stato anche un alpinista – alle prese con le motivazioni che lo portano ad affrontare i rischi della montagna. Una montagna come terreno di scelta e libertà, dove sentirsi vivi e soddisfatti nonostante la fatica. Qui il nostro ammette spudoratamente di partire troppo tardi per un itinerario impervio, finendo per far tardi e passare la notte all’aperto. Un comportamento del tutto irresponsabile, che mette a repentaglio la vita dei soccorritori (ma non vengono menzionati nel racconto, come mai?). Robe da denuncia bella e buona.
Il racconto più bello? Proprio Ferro. Ci ricorda una cultura di valori che appaiono sempre più lontani nella nostra società burocratizzata, omologata al consumo, alla logica del servizio e della sicurezza normata e recintata. Lo stile di Primo Levi è così leggero, essenziale eppure incisivo da lasciare un profondo impatto nel lettore.
Ce ne sono tanti altri di racconti. Ad esempio in Un Natale del 1945 Rigoni Stern ci narra l’umanità pacifica del non perdono. Non manca L’ascesa al Monte Ventoso di Petrarca. Impresa alpinistica quando l’alpinismo non è ancora definito. Letture affascinanti scovate e riunite in questa interessante ed insolita antologia di montagna.
Di Davide Longo
Racconti di montagna
Einaudi 2007
Hai letto “il mangiatore di pietre”, di Longo?
Ti consiglio, se non lo conosci, “Terre Alte”, di Carlo Grande.
No, me li segno però. Grazie 😉