Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Schiantati sullo Schiantalà


Eccoci ad una nuova puntata dello scialpinismo no vetta. Il senso di questa disciplina è molto semplice: salire da qualche parte in un bel posto fin dove si riesce ad arrivare. Oggi si va in Valle Stura, oltre Pietraporzio, alla ricerca dell’abbondante neve venuta in una delle porzioni più meridionali della catena alpina.

Da Pietraporzio si sale al Pian della Regina. Da qui si salutano le folle che salgono verso il Costabella del Piz e si segue un’esile traccia di alcuni giorni fa che percorre tutto l’interminabile vallone verso il Becco Alto d’Ischiator. Qui la solitudine è totale e l’ambiente davvero contemplativo e selvaggio.

Il vallone è così lungo che dopo una decina di chilometri a pendenza molto moderata e continua si sono già fatti circa mille metri di dislivello. Il vento, relativamente molto caldo, imperversa in quota, mentre nel vallone non raggiunge mai velocità davvero fastidiose. La giornata è radiosa, anche se il vallone è in gran parte ancora avvolto dal candore della “notte artica” delle profonde vallate alpine. Questo aggiunge un tocco di fascino a questi luoghi il cui senso di isolamento è totale.

Oltre il grande larice del 1300 si apre un nuovo ampio vallone e superato il Lago del Laris si comincia davvero a salire. Saliamo troppo direttamente sotto un potenzialmente pericoloso accumulo, quindi discendiamo e facciamo un giro più largo fino a giungere sotto il Becco Alto di Ischiator, anch’esso troppo carico di neve, nella pianeggiante Comba di Schiantalà.

Sotto le soleggiate Punte di Schiantalà risaliamo il canale centrale. Io per puro diletto di zampettare nella neve, i miei prodi amici per fare lo sci ripido. Questo canale mi fa schiantare dalla fatica però.

La neve è profondissima e a pochi metri dalla sommità finisco in un accumulo modello “sabbia mobile”. Più mi muovo e più sprofondo. La situazione è ancor prima imbarazzante piuttosto che pericolosa. Ne esco camminando un poco all’indietro.

Sul colletto c’è poco tempo da perdere, abbiamo percorso oltre 13Km, 1700m di dislivello in neve crostosprofondosa e bisogna tornare indietro prima che faccia notte.

Con grande fatica zampetto al contrario nella neve ripida e sprofondosa. Sotto mi aspettano chilometri di sciata su neve crostosa, una delle peggiori incontrate negli ultimi anni, o forse sono solo esausto. Eppure è stata una delle migliori uscite che possa annoverare. Scenari fantastici, valloni dolci e luminosi senza fine, luoghi solitari e silenziosi. Che davvero verrebbe voglia di stare lì per sempre, che altro di meglio non c’è. Grazie quindi a Lodo e Morellander, instancabili amici alla ricerca di itinerari poco battuti.

Commenti

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.