E siamo giunti anche all’ultimo giorno dell’estate 2024. Ancora una volta, per l’ultima volta, le previsioni meteo precludono mete di alta quota. Siamo così sulla Cima Paganini, sulle Alpi Marittime, dove su ottime placche di serpentinite sono stati tracciati alcuni itinerari di arrampicata.
La via Filo a piombo oppone difficoltà tutto sommato forse minori a quelle dichiarate. Qui la vera difficoltà è di tipo psichico. Le protezioni, soprattutto sul primo tiro, sono davvero poche. Due fix in cinquanta metri e manca pure la sosta di partenza (siamo in cengia ed una caduta si prolungherebbe di altri venti metri almeno). Un fix che proteggerebbe almeno la partenza è stato levato. Le possibilità di proteggere sono impossibili su placca.
Meno male che la Paganini non si ripete!
Proseguendo la via è meno sostenuta e i fix, sempre pochissimi, aumentano, proteggendo bene le sezioni più difficili. Le mosche travestite da api, quelle esperte nel volo stazionario, ci seguono scambiando i colorati cordini per fiori.
Arrivati in cresta si prosegue sulla storica Ellena-Giuliano per arrivare in cima, in modo da privilegiare di una discesa a piedi su detriti. Questa via non è entusiasmante nella prima sezione (roccia rotta, III). Ma offre un ultimo tiro assai notevole (IV), dentro un diedro fessurato proteggibile con ogni agio. Conviene portare qualche friend medio e cordini, anche per i pochi punti in cui si riesce a proteggere il Filo a piombo, non solo sulla via classica.
In vetta, una ampia e panoramica sommità, splende un po’ di sole a sorpresa. Questa conca è molto chiusa e prevale l’ombra, il sole in cima è un regalo. Ovunque echeggiano voci, chi sale l’Argentera, chi è sparso sulle numerose vie di arrampicata nei dintorni.
La discesa dal Colle di Nasta è assai fastidiosa, su pietraie di ciotoli mobili che massacrano gli arti. Ma il temporale non è arrivato. In basso, sul sentiero del Remondino, bombi e farfalle si affannano sui grandi fiori dei cardi. Non fa freddo e c’è una rilassante, calma atmosfera di fine estate.
Grazie a Watson, conoscitore di queste perle delle Marittime.