Ancora una volta si torna alla Rocca Castello il primo novembre. Forse un po’ tardi per questa ombrosa parete, ma non in questi tempi di optimum climatico, dove tutto è concesso da quando alcuni anni fa l’inverno è stato definitivamente bandito.
Lasciamo l’auto tra le prime deboli brinate e attraversiamo i magri pascoli verso il Colle Greguri. Alle nostre spalle le cascate di Stroppia sono uno spettacolo dopo le recenti abbondantissime piogge. Il sole è mite, il vento assente, l’aria è la più tersa che si possa immaginare.
Saliamo la semplice Sigismondi. Carino il primo tiro al sole. Poi ci perdiamo tra i canali della cengia mediana, con un delicato traverso in cresta arriviamo alla base del camino, che è forse il tratto più bello della via, a dirla tutta un po’ discontinua. Tuttavia è molto ambientosa la cresta finale che conduce alla piazza di vetta. Qui ritroviamo un caldo sole che ci godiamo per un bel po’.
Le calate in doppia sono su ottime soste a catena, ognuna di circa 30m. Inspiegabile la prima, che non arriva alla seconda sosta e occorre percorrere a piedi pochi metri in disarrampicata. Nulla di tragico, ma delicato. Servono comunque due mezze perchè l’ultima calata dal cengione supera i 40m.
Il giorno successivo saliamo la Rocca Provenzale per la Bonelli. Si tratta di una bellissima via classica che viaggia sul IV grado, abbastanza continuo sui primi tiri, assai belli e caratteristici. Caratterizza la via una lunga fessura fuori misura, che poi diventa un camino. Ci sono chiodi e si riesce ad integrare con nut e friend fino all’1 BD, ma non sempre. A vedere da sotto sembra difficile proteggere, ma salendo si trova sempre qualcosa che rassicura.
Litigo con il camino nel suo tratto iniziale, dove non è ben chiaro se passare dentro o fuori tornando un po’ indietro dal chiodo iniziale. No, in realtà levando lo zaino si passa comodamente dentro il camino, dove le difficoltà non superano il IV. Alcune relazioni intimano di passare all’esterno del camino, per me è almeno VI e avrebbe poco senso. Ma ad essere davvero entusiasmante è il largo e appoggiato camino della lunghezza successiva, dove, magari ancora senza zaino, si sale senza fatica e con grande piacere. Le ultime lunghezze prevedono verticali tiri di II+ (?) fin verso i prati del dosso S dove transita la normale. Ma sono più di 50m dall’ultima sosta come enunciato da alcune relazioni. Noi abbiamo sostato su alberelli in cui troviamo dei cordoni prima di uscire con un’ultima lunghezza.
Arriviamo sulla normale che sono già le 15h30. Corriamo in cima, ma arriviamo dopo le 16. Il sentiero non è agevole e assomiglia di più ad una feroce arrampicata. Merita arrivare in cima al tramonto, dove la Torre Castello svetta in un ambiente spettacolare e meravigliante, tra i colori accesi di un rosso autunno.
C’è poco tempo da perdere: la discesa è lunga e delicata, tra esposte cenge e baratri rocciosi. La via è segnata, ma se non si fa attenzione è semplice perdere la giusta direzione. Se poi si perde l’equilibrio è un attimo finire tra i beati territori di caccia. Fa molto caldo e la roccia è ancora calda un’ora dopo il tramonto, cose difficili da credere, ma bellissime da trovare. Arriviamo ai prati all’imbrunire, un po’ giusti sui tempi visto che scendere di notte qui non sarebbe il massimo.
Abbiamo così privilegiato di due giorni davvero miti e fantastici per visitare le montagne più belle che si trovano sopra Chiappera, dove le pareti rocciose hanno disegnato forme geometriche del tutto particolari, in una valle di grandi vastità. Le distese di pascoli e detriti richiamano già l’immaginazione di belle sciate.
Ringrazio Ivano per queste giornate tra camini.
Una nota sulla ricettività della Val Maira, davvero scarsa in questo periodo dell'anno. Abbiamo comunque trovato una ottima sistemazione a Bassura, alla Casa di Enza. Tra i pochi locali aperti consigliati la pizzeria di Ida a Prazzo e il ruspante Cavallo Bianco di Macra, dove troviamo una genuina accoglienza da parte dei titolari. Al mattino ad Acceglio non si trova un bar aperto, ma consigliamo una visita alla simpaticissima signora della tabaccheria. Le genti di questi isolati ed appartati luoghi rivelano storie incredibili a chi sa ascoltare.