Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Canzoni da pioggia

Mi capita a volte, quando si naufraga in lunghi giorni di pioggia, di ripensare e riascoltare certi dischi all’apparenza pesante. Il classico pacco ad un primo ascolto e che dopo un po’ scopri essere un vero capolavoro. Non esiste altra cosa come la canzone ad appassionare ed entusiasmare pur nella sua tristezza.

Il Cielo capovolto di Roberto Vecchioni è tutto questo. Dal sapore un po’ anni settanta, come avrà modo di dire, ma per un altro disco. Canzoni vuoi pure d’amore, ma un po’ complicate, mai banali, devastanti. E che dire del Chevalier de Pas, basta anche aver letto un Bernardo Soares per capire la pioggia obliqua di Lisbona. Ma in questo viaggio apparentemente sommesso l’autore ci porta anche ad una dirompente conversazione con una triste signora blu; che si sa, come diceva Leonard Cohen, la canzone è anche uno sfogo. Visto che tanto poi alla fine ci porteranno via, ma dove? Come accade spesso nei viaggi con Roberto Vecchioni causa ed effetto, sogno e realtà, tempo verticale e orizzontale si mescolano e confondono.

E di poesia ce n’è di alta ispirazione, come quella dell’Ultimo canto di Saffo. Anche se alcune femministe all’uscita dell’albo ricordano solo Il tuo culo e il tuo cuore. Ma Vecchioni si è sempre divertito con le canzoni per attirare la facile polemica. E noi che lo seguiamo ci siamo divertiti insieme. Ricordo ancora quando ad un ultimo concerto disse prima di cantare Wisława Szymborska «però con questa non avrei vinto Sanremo». Tant’è, chi non ha mai cantato attorno al fuoco Poesia scritta in un bar?

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