Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Barre des Ecrins

Paretina nord (Coolidge)

In una primavera davvero tormentata dal maltempo troviamo posto per due giorni di splendido sole sulla Barre des Ecrins.

La montagna è il culmine più alto del Delfinato, nel parco naturale degli Ecrins. Tra ghiacciai vallivi qui si trovano alcune cime più belle delle Alpi che sfiorano i 4000m, come la Meije, l’Ailefroide e il Pelvoux. La strada è aperta fin verso l’inizio del grande pianoro di Prè de Madame Carle. Il piano è ancora completamente innevato. Meteo France avverte che i quasi cinque metri di neve in quota rappresentano un record di accumulo dal 2001. Gli sci si tolgono solo sul primo tratto attraverso le balze rocciose che portano al Refuge du Glacier Blanc. Qui è meglio seguire il sentiero piuttosto che vagare sulle montonate roccette.

Un bella neve trasformata ci accompagna al rifugio, che si sfiora appena per poi guadagnare il pianoro superiore del ghiacciaio. Una lunga e leggera salita ci porta nei pressi del Refuge des Ecrins, che si raggiunge con un’ultima rampa ben tracciata. Il cammino è accompagnato da continui fragori. Nei pressi del Refuge du Glacier Blanc la morena di recente scoperta, sul lato opposto della valle, frana in continuazione. Più in alto tutti i pendii a sud offrono un continuo scarico di neve. Nonostante questo fin dai primi giorni di bel tempo la Barre è stata tracciata. Le numerose scie che percorrono il ghiacciaio fino al Dome si vedono a distanza di chilometri. In Val Grande di Lanzo con condizioni analoghe avrebbero emesso un’ordinanza con divieto di scialpinismo ed escursionismo per alcuni mesi.

I rifugi sono pieni, ma non tutti sono qui per la Barre. La zona è molto vasta e ci sono numerose cime sciisticamente pregiate. Alla sera l’appassionato gestore illustra le condizioni delle montagne, i bollettini valanghe, lo zero termico. Ci sono i presupposti per una giornatona. Nonostante gli accumuli, la neve sulla Barre è stabile, solo i pendii a sud sono ancora un po’ precari, anche se le valanghe sono già tutte scese.

Verso le 5 si parte. Gli ultimi momenti di buio ed uno stordimento totale mi facilitano il delicato traverso per guadagnare il ghiacciaio. Inizia la salita sotto inquietanti seracchi ed un’alba meravigliosa. La neve è morbida, non serve accoltellarsi. Oggi non serve nulla: corda, protezioni, viti; è sufficiente il piacere di salire e stare in un posto meraviglioso.

C’è così tanta neve appiccicosa che la terminale è chiusa e la parete si sale e scende slegati. Due picche sono utili, ma non serve altro. Oltre ogni aspettativa: quante volte giungono notizie di condizioni superlative che poi non trovano riscontri. È pertanto davvero un privilegio, un regalo inaspettato, dopo il lungo maltempo trovare un itinerario in condizioni tanto eccellenti.

Tornati alla base della parete, ripresi gli sci, in pochi minuti si raggiunge anche il Dome de Neige. Vento debole o assente, un sole mite ed un cielo limpido rendono l’immenso panorama davvero commovente.

In discesa fino intorno ai 3700m si trova ancora un po’ di polvere, poi occorre cercare spirito di sopravvivenza. La neve torna bella su tutto il lungo ghiacciaio vallivo. In seguito la pappa rende un po’ faticosa e lenta la discesa, ma da un posto così dispiace andarsene in fretta.

Qui è quando si dice che è davvero andato tutto nel migliore dei modi. Sono molto grato a Sabrina e Ivano che mi hanno accompagnato sulla Barre, per l’amicizia e la condivisione di questi momenti. Si tratta di un gradito quasi ritorno perché il Dome lo avevo già salito nel 1997 con una gita sociale del CAI Lanzo. A quei tempi il ghiacciaio arrivava fino all’altezza del Refuge du Glacier Blanc, con grandi seraccate. Alcune info sull’impressionante ritiro glaciale le trovate qui. Anche ai piedi della Barre il ghiacciaio si è interrotto in più punti. Un luogo di una bellezza straordinaria che si va velocemente frantumando.

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