In un attimo tra le gocce di pioggia, mentre pensavo alle bizzarre forme di vita che popolano questo pianeta mi è tornata in mente una canzone di Vecchioni. Una delle tante scritte a due voci sul tema dell’umanità, ovvero, secondo l’autore della canzone, una sorta di buio angosciante in cui ogni tanto s’accende qualche luce – è ottimista. L’album è Il re non si diverte: «protagonista assoluto è l’uomo, presunto re della materia e dello spirito,ma in realtà punto disperato in uno spazio-tempo che s’illude di dominare».
La canzone nasce dal dialogo con una ragazza chiusa in una casa di cura: i sensi e le voci presto si confondono, ed ecco che il prigioniero (o il pazzo) diventa chi sta fuori, chi deve tornare nella pazza folla, che grida “io compro, io vendo”, che il gioco è “vinco o mi rovino a seconda di chi muore nel mondo”. Un mondo dove bisogna stare al passo coi tempi e che non si può cambiare. E allora la vita non è che un sottile precario equilibrio sul filo, cercando di non perdersi, badando a non voltarsi; oppure, come gli aironi, dormire come fiori su un gambo solo. Ma cosa fare, all’alba, quando verranno a domandarmi venti chili di riso?
Questa canzone ricorda anche un’altra canzone di Vecchioni. Che non è una canzone, ma un racconto tratto da I viaggi del tempo immobile e che ha come protagonista un commovente Carl Barks. In fondo solo l’ennesima reinterpretazione esistenziale di un personaggio vero, un po’ come fatto per Alessandro il Grande o Arthur Rimbaud. Tutti ritornano al proprio incantesimo, al punto di accumulazione che attende la fine dei tempi, come la nave dell’Ultima Thule di Guccini. Chissà allora se anche l’equilibrista alla fine smetterà di correre dietro ad un mondo che non può cambiare e l’aspetterà?
Il tempo d’essere un equilibrista
è per entrare e aprire una finestra
e mentre ho quattro piani sotto i piedi
tu dal tuo letto salti su e mi chiedi:
“Che cosa fai sul filo?”
“Io? Mi alleno.
E invece a te ne danno di veleno?”
“Dai, vieni dentro, che vorrei toccarti.
Le senti, le ricordi le mie mani?
Domenica son libera di uscire.
Domenica, domenica è domani…”
“Domani faccio solo figli giusti
domani vado nelle Due Sicilie!”
“Ma dove vai, ma dove vai senza di me?
Oh, certo, hai cose che non so
e che non ti chiedo, così sei tu:
perdonerai, ti illuderai, ci morirai
e non ricorderai perché
e brucerai tutte le stelle
non del sabato, soltanto dentro te
Sarò felice, sai
però tu mi hai amato
tu mi hai amato e non mi aspetterai
mancava così poco, sai
ero quasi guarita
eppure tu mi hai amato
tu mi hai amato e non mi aspetterai”.
“Che vuoi? Qui dentro sei così tranquilla
Felice no, ma in fondo chi è felice?
E poi ti trovo come sempre bella
Io devo stare al passo con i tempi
Succede a tutti, noi non siamo i primi
così va il mondo e non si può cambiare
vedessi come è dura star là fuori
tu no, ma io ci devo ritornare!”
“Ma dove vai?
Ma dove vai senza di me?”
“Che cosa credi? Sai la gioia
andare via, lasciarti qui!”
“Ma cosa dici, come vivi
cosa inventi, non ti riconosco più!!”.
“Sta’ zitta, smettila di urlare
che non serve
cosa vuoi capire tu?!
Io vivo a modo mio… io, io ti ho amato
io ti ho amato, non t’aspetterò
mancava poco, è vero che eri guarita
eppure io, io ti ho amato, io ti ho amato
e non t’aspetterò…”.
Tratto da Il re non si diverte
Video by TiresiaXXX – Un omaggio a Rodney Smith per questa canzone di Roberto Vecchioni, dove il reale e il surreale si sfiorano su un confine alquanto labile.
Malinconico ma bello.
È una canzone che ogni tanto riaffiora anche nella mia mente..senza un’apparente precisa ragione. Gradevoli le citazioni che rimandano ad altri suoi brani. Si capisce che lo conosci bene..bello!