Se siete alla ricerca di luoghi tranquilli e lunghe camminate, il giro dei rifugi e bivacchi della Val Grande di Lanzo è un’ottima alternativa per passare (almeno) un paio di giorni in montagna.
Si parte da Forno Alpi Graie e si sale al nuovo bivacco ubicato al Gias Nuovo, punto di sosta per i trekking verso la Val d’Ala. Si sale quindi al Bivacco Soardi. Da qui, abbandonato ogni sentiero si sale verso il Pian di Giovanot e poi verso destra fino a reperire qualche ometto e segni sbiaditi che portano al Passo delle Lose.
Dal Passo si può visitare la vicina Uja di Mombran, oppure nel nostro caso cercare fortuna presso la Cima Monfret. Siamo stati ingannati da una relazione che la classifica PD-. In realtà si sale camminando fino a circa 50m dall’ometto di vetta. Poi un difficile spigolo ci obbliga a tornare indietro. Così a occhio è ben più di II o II+, ma sappiamo che i gradi vanno un po’ a interpretazione.
La discesa verso il Daviso, dal Passo delle Lose, è segnata qua e là, ma piuttosto faticosa da camminare (pietraie scomode). Si scende fino alle morene del Mulinet, dove si reperisce il sentiero dell’ex bivacco Rivero, divelto più volte da misteriose e furiose forze della natura. Non più ricostruito.
Scendiamo al Rifugio Ferreri, antico ricovero ancora utilizzabile, dove un esile sentierino ci porta al Rifugio Daviso.
Pernottiamo in questo luogo accogliente e gradevole. Il temporale ci lascia arrivare con comodo, poi si sfoga.
Il giorno successivo saliamo la Levanna Orientale, in questo periodo transitabile senza picca e ramponi. La salita è facile e su terreno privo di sentieri oltre il Col di Fea, è sufficiente sapere dove passare, reperire le giuste cenge che portano alla targa in ricordo del Santo Murialdo.
Per completare il giro ad anello, dal Col di Fea scendiamo verso il Gias Colombin. Una discesa segnata a volte un po’ ambiguamente, ma a sufficienza, su terreni assai poco frequentati, tra balze rocciose e alpeggi costruiti ad arco di pietra (come sovente accade sul lato sinistro idrografico della Valle).
Solo al rientro a Forno ci rendiamo conto che è ferragosto, nei valloni di Gura e di Sea la solitudine, preziosa e piacevole ci accompagna. La veloce fuga di un ermellino, la silenziosa planata del gipeto, lo sguardo curioso dei giovani stambecchi impreziosiscono questi ambienti di grande pregio, che meritano una e tante visite soprattutto quando non c’è voglia di troppa folla.
Grazie a Ivano B. per questo viaggio tra le Alpi Graie Meridionali di casa.
La salita dal Soardi al Passo delle Lose è su terreno privo di sentieri e presenta alcuni tratti in cui la consultazione del GPS può essere utile in caso di nebbia. Utile anche in alcuni tratti in discesa, sempre in presenza di nebbia, soprattutto sulla morena del Mulinet prima di reperire la traccia che scende dal Rivero. Attenzione anche alla discesa del Colombin, su sentierino poco battuto, da seguire con molta attenzione.