Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Heckmair e le ambiguità della storia

Non finisce mai di suggestionare l’impresa di Heckmair e soci, diventata una leggenda, nel cuore dell’Europa nazi(ionali)sta. Stiamo parlando della prima sulla nord dell’Eiger, parete a lungo temuta e divenuta il più grande problema delle Alpi.

Sono gli anni degli eroi spinti dall’ideologia nazista, sulla tetra parete che miete vittime a ripetizione; in un contorno quasi cinematografico, perchè le tragedie sulla montagna si seguono in diretta e con il binocolo dal basso.

Nella appassionata ricostruzione storica di Giovanni Capra (Due cordate per una parete) sappiamo che Heckmair, il vero artefice del successo sull’Eiger, non si lasciò trascinare dall’ideologia di stato. Partecipò senza entusiasmo alle feste del successo sull’Eiger. Nel tentativo di essere incluso nella spedizione sul Nanga Parbat cercò di compiacersi Hitler, ma ne uscì umiliato. Il führer preferì sicuramente la fedeltà di Harrer e, durante la guerra, mandò un riluttante Heckmair a seminare morte in Unione Sovietica.

Diversa la ricostruzione che ne fa Alberto Paleari nel libro “I 3900 delle Alpi“. Heckmair viene descritto come un partigiano antinazista, ben più schierato rispetto ad una semplice, ma pur molto coraggiosa in quegli anni, posizione defilata.

Secondo la ricostruzione di Paleari, Heckmair avrebbe rifiutato la medaglia alla cerimonia di festeggiamento, negando di inchinarsi ad Hitler. Una mossa plateale, pubblica, che provoco l’ira del führer.

Chissà come andò davvero. In ogni caso la storia restituisce un’immagine di Heckmair assai diversa da quella dei compagni Kasparek e Harrer, convinti sostenitori del regime ed aderenti alle SS, ma che salirono la grande montagna solo grazie al determinante apporto della guida di Monaco.

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