Primavera, tempo da canali. E prima dell’arrivo del Gran Caldo, eccoci a…
Punta Caprera, via Bano Riva
Siamo di nuovo nel cuneese, terra selvaggia ed incognita, dove le Alpi Cozie realizzano il loro meglio. Poco a sud del Monviso troviamo il lungo Vallone di Vallanta, in Val Varaita. Proprio sotto il Dado di Vallanta dobbiamo raggiungere il Rifugio Vallanta, ancora chiuso.
La destinazione del giorno dopo è la via Bano Riva al colletto di Caprera, un sistema di canali nevosi sui 50° che si sviluppa nella parete nord della Punta Caprera (il colletto è pochi metri sotto la cima) per oltre 400m di dislivello, da 2900 a 3350m circa. Il canale è molto chiuso e la via non si vede dal Rifugio, se non in una sua esigua sezione verso la cima. Questa circostanza ci lascia perplessi, in quanto non appare alla vista nessun canale e qualche dubbio sovviene. Le relazioni che abbiamo sono scarne.
Uno dei migliori aspetti di questi luoghi è che sono davvero selvaggi ed isolati. A partire dal lungo Vallone di Vallanta, sormontato da pendii che salgono in modo vertiginoso, dove valanghe impetuose tritano alberi e pietre, eppure fiori di sgargianti colori rivendicano una natura idilliaca. Dopo un lungo sviluppo tra i pascoli di fondovalle troviamo il Rifugio Vallanta. Il locale invernale è molto accogliente, ampio, asciutto, pure un poco riscaldato e con una lampada a disposizione (manca solo il materiale da campeggio: pentole e fornelli).
Svanite le nebbie serali, una limpida aurora accoglie i nostri passi verso la Caprera. Il terreno qui è così incognito e poco segnalato che una buona carta ha ancora la sua originaria utilità. Il primo ostacolo è attraversare il lago. Lo facciamo fidandoci di un ponte di neve e del rigelo notturno. Poi occorre individuare un modo per salire la Barra del Lupo, un costone roccioso che scende dal Dado di Vallanta e che separa il Rifugio dall’anfiteatro morenico della Caprera. Qui GFB, memore di passate esperienze, con grande intuito supera alcune facili roccette dall’aspetto ostile che portano ad un ometto a quota 2590m. Da qui per detriti, senza quasi scendere, arriviamo ai piedi dello spigolo Bessone di Punta Caprera.
Proseguiamo di un centinaio di metri, il primo conoide segnala il nostro canale. Lo risalgo agevolmente, entrano appena le punte dei ramponi, ma siamo lentissimi. Infatti il Viso di Vallanta echeggia degli sbraiti di GFB che affonda fino in vita ad ogni passo. Superato il conoide le pendenze aumentano e anche GFB riesce flebilmente a galleggiare.
La salita del canale avviene senza problemi di orientamento: basta seguirlo. Si tratta di una bellissima esperienza: un canale sinuoso, incassato tra le strapiombanti pareti della Caprera e per di più in condizioni ottimali. Lo percorriamo di conserva fino in punta. Poco sotto la sosta terminale seguiamo tracce (sbagliate?) che portano ad una spalletta. Occorrerebbe invece seguire il canale sotto le rocce strapiombanti sulla destra. Poco male perchè con un tiro di misto facile ci riportiamo lo stesso alla sosta terminale. Da qui, pochi metri a sinistra, troviamo un’altra sosta che serve per calarsi di circa 20m in un altro canale, meno inclinato, da seguire per altri 170m di sviluppo.
Dal colletto manca poco alla cima, ma non ci proviamo nemmeno: GFB vuole scendere e io sono preoccupato dalla normale, una ripida discesa in un valloncello nevoso sospeso su un baratro. Le previsioni danno tempo in peggioramento, con nebbia fitta. Per fortuna il valloncello non si rivela troppo ostile, ed anche la nebbia va e viene, lasciandoci vedere dove andare.
Si raggiunge così il pianoro morenico che precede il Bivacco Berardo. Sul pianoro nebbioso è semplice imbattersi nelle frecce gialle che conducono al Bivacco, sospeso su un promontorio discendente dalle Rocce di Viso. Qui finisce l’avventura, ora basta seguire il sentiero fino al fondovalle.
In conclusione si tratta di un bellissimo giro ad anello, che consente di conoscere nel modo migliore queste aspre e splendide montagne. Il canale non pare una meta ambita. Da quando questi canali si scendono con gli sci, non so perchè in genere si preferiscono altre attività. Invero l’itinerario continua ad essere molto bello e piacevole anche per chi non è in grado di fare sci estremo.
Con il redivivo GFB, grande collezionista di nord d’ambiente! Un ringraziamento ai simpatici escursionisti presenti al Rifugio per il tè.