Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Cresta del Lago Maggiore

Che tristezza apprendere dalla guida di Alberto Paleari “Ossola quota 3000″ che il Mittelrück ormai anche da noi nessuno lo chiama più Pizzo Loranco. Loranco è un bel nome, Mittelrück potrebbe essere pronunciato da uno che ha digerito male.

Tant’è, il luogo è bellissimo, con la Valle Antrona e il Rifugio Andolla (che pare sempre lì, ma lo spostano man mano che sali). Il Bivacco Varese è situato proprio alla base della cresta in un luogo esposto e selvaggio. L’acqua è quella di fusione di quel che resta del piccolo ghiacciaio dell’Andolla, a circa 20 minuti.

Il Pizzo Loranco appare come uno scudo di salda roccia granitica, su cui sono state disegnate le vie più difficili dell’Ossola. La via che faremo noi ovviamente non è parte di queste.

L’alba raggiunge subito la cresta, che si cammina o rampichetta sul I o II per un bel po’. L’attacco è molto equivocabile. La relazione parla di fessura, poi diedro strapiombante. C’è un bellissimo diedro con quelle caratteristiche sulla sinistra, ma non è quello. Occorreva aggiungere “non quello sulla sinistra, che è un bel diedro, ma quell’affare appena accennato sopra le vostre teste… se non lo capite da soli non avete nessun fiuto alpinistico!”.

Poi è tutto un proseguire tra brevi passi e tanto rampichettare su II o III. Prima della doppia c’è un bel tiro con una dulferina su roccia eccellente. Ma tutta la salita è su roccia ignea eccellente.

Oltre la cengia Bonaccossa iniziano i guai. Si sale verso il filo dello spigolo fin sotto la parte strapiombante (IV espostissimo). Poi in modo del tutto innaturale si segue verso sinistra una cengia in piena parete che porta ai piedi di una terribile fessura-camino strapiombante. La danno come “passo di V” (fate voi…), ma è di una violenza inaudita e Gianni ha avuto tanto coraggio e bravura per salirla senza esitare. A me ha ricordato il terribile Tetto Palozzi ai Denti di Cumiana, quelle cose che sali solo per disperazione. Per poco poi non mi doveva parancare, ma già vedevo i titoloni sui giornali (paranco sul Loranco) e mi sono deciso a salire i pochi metri agevolato dal coraggio del secondo. Bonaccossa aveva fiutato l’inghippo ed era fuggito sulla sua cengia.

C’è anche da dire che cercando su Internet non si trova questa relazione, che è la via ufficiale seguita da Zurbriggen e soci. Molti descrivono una uscita sulla destra (anche lì V, chissà… qua i gradi sono energumeni, occhio…) che in letteratura non si trova da nessuna parte. Sembra insomma trattarsi di una variante aperta da chissà chi, seguita e ritoccata da numerose cordate nel tempo. Una via open source collettiva insomma, che ognuno passa e magari ne aggiunge un pezzo, tipo Wu Ming, ma in alpinismo; magari è una idea di Alpinismo Molotov.

Si esce su una spalla ad un centinaio di metri dalla cima, da raggiungere seguendo ometti su blocchi accatastati. La visuale è straordinaria, con grande vista sul Lago Maggiore, i Mischabel, Rimpfishhorn, Strahlhorn, il Rosa. E la vicina Andolla, la montagna che domina la valle Antrona.

Come accade sovente in questa estate il clima è caldo e gradevole anche in quota, come non accadeva da anni.

Oltre l’arrampicata è interessante il giro nel suo insieme: si scende in Svizzera per rientrare da una ferrata (anche quella del Lago Maggiore) al Bivacco. Una lunga discesa riporta a Cheggio, grazioso paesino in cui si respira benessere, a valle del Lago dei Cavalli. Merita un occhio l’architettura walser di questa abitazioni, con i tetti di piccole e spesse lose di pietra.

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