Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Punta Innominata

Cresta SE – via normale

Oggi saliamo la Punta Innominata, nel cuore del massiccio del Monte Bianco. Si tratta di una punta di roccia mediocre, dall’arrampicata poco interessante, ma in un ambiente che rappresenta il vero fascino di questo itinerario.

Questa vetta soggiorna infatti tra due dei più grandiosi ghiacciai del Bianco: il Brouillard ed il Freney. Al di sopra si apre il circo che dai bivacchi Eccles porta al Colle Rey ed ai famosi pilastri del Bianco. Di qui parte anche la famosa “cresta innominata”. Uno spettacolo unico, di una grandiosità spaventosa. Gli effetti speciali sono anche sonori, causa continui distacchi sui verticali seracchi presenti lato Freney.

Siamo saliti al Rifugio Monzino passando dal ristrutturato sentiero del vecchio Rifugio Gamba. L’accesso è leggermente più lungo, ma consente di variare l’itinerario di salita, consentendo una piacevole conoscenza d’insieme del bacino del Brouillard.

Al mattino successivo si sale su ottime tracce in direzione del Colle dell’Innominata. Al nevaio perenne la luce è ormai sufficiente per vedere. Sulla roccia la via è piacevolmente attrezzata. Le placche montonate che seguono il nevaio sono segnate da alcuni comodi fix e addirittura da una corda fissa, che ho ignorato immaginando fosse un residuo inaffidabile. In realtà avrebbe potuto far risparmiare un po’ di tempo.

Giunti al colatoio preferiamo evitarne la prima parte seguendo i fix della cresta NW all’Aiguille Croux. La deviazione può avere senso, è sufficiente individuare dopo una ventina di metri dal canale una cengia spiovente, all’apparenza delicata, che riporta a sinistra nel colatoio del colle. Da qui in poi si seguono fix e soste fino al colle.

Qui ci sbagliamo subito, tant’è che saliamo la “fessura Oggioni”, quando diversi metri più in basso ci sarebbe un accesso più semplice. Sarebbe meglio venire qui con una buona relazione, perchè esiste un altro punto dove è possibile sbagliare e anche questa volta non perdo l’occasione. Prima del risalto dell’anticima la cresta diviene molto evidente ed affilata, con due gobbe di cammello di roccia friabile, grattugiosa e improteggibile. Dopo essermi grattugiato i pantaloni a cavallo della prima gobba attrezziamo una breve doppia che porta in breve alla breccia successiva. Alcune relazioni dicono che questi “gendarmi” si attraversano su “buone prese” sul versante SE. In realtà la roccia è liscia, friabile e assai difficile. Ben oltre il III per intenderci.

Dalla breccia si prosegue più facilmente, ora in conserva e senza possibilità di sbagliare, fino all’anticima e da qui alla cima.

La vera difficoltà di questo itinerario è la discesa: alcune doppie portano poco sotto il Colle Freney. Da qui faccia a monte si scende il ripido pendio in direzione della prima terminale. Seguiranno tratti meno ripidi, ma molto crepacciati. E poi ancora un tratto molto ripido in ghiaccio vivo. Qui per fortuna altri prima di noi si sono impasticciati, lasciandoci due comode soste a chiodi e nut. Un paio di calate di 30m e siamo di nuovo su un ripido pendio nevoso, che pian piano si addolcisce e conduce ai detriti posti sopra il rifugio.

Si tratta sicuramente di una montagna un po’ avventurosa, che consiglierei solamente per il grande ambiente del Monte Bianco in cui ci si trova immersi. La visione di queste impressionanti montagne lascia un ricordo indelebile.

Grandi anche i ringraziamenti a Luciano, Sabrina, Ivano, senza i quali non sarei mai venuto fin qui.

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