Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Grand Combin

Grand Combin

Questa volta l’abbiamo combinata bella! L’idea di salire sul Grand Combin non mi è mai sfiorata, alla sola idea di calpestare quel castello di marsun! Tuttavia, un po’ come il Cervino, la montagna vista da sotto ha la sua indubbia eleganza, e a Giorgio manca.

Così eccoci qui, a mangiare mirtilli lungo l’interminabile valle di Valsorey, che contornando il Velan si abbandona infine salendo verso nord, dove sopra un ultimo ripiano morenico appare la Cabanne de Valsorey.

Dalla Cabanne, dove pernottiamo, inizia un comodo sentiero su ripidi detriti che porta oltre il Colle del Meitin, dove inizia l’arete du Meitin, la via che abbiamo scelto per salire in cima. Si tratta di un’arrampicata discontinua, con tiri anche molto verticali sul III+ e qualche fastidioso passo strapiombante qua e là.

Per ottimizzare il divertimento è bene salire in un momento come questo, in cui non vi sia neve in parete, in modo da non dover mettere i ramponi, senza un freddo eccessivo.

Ci sono tre salti, il primo, detto da qualcuno il merdier, è quello più lungo e sostenuto. LA dice lunga sulla qualità della roccia: va sempre collaudata e dove la parete si abbatte detriti e cenge sporche la fanno da padrone. Il gioco è tentare di stare il più possibile sul filo, ma non è sempre facile trovare la via migliore. Alcuni spit e anelli di calata rendono del tutto inutili i friend che mi sono portato dietro.

Sul secondo salto, dopo un lungo traverso camminabile, si attraversa un canale e seguendo alcuni spit e bolli rossi si sale in parete dove la roccia è migliore (III), ignorando eventuali cordoni più a destra.

Sull’ultimo salto, il terzo, se si sta troppo sul filo ci sono i soliti passi strapiombanti, fastidiosi. Stando un po’ sul lato SW invece si trovano alcuni spit inutili (II) e buone cenge. La croce del Valsorey la si raggiunge evitando alcuni strapiombini, superandola da sotto in direzione del Grafeneire.

Dalla Valsorey mettiamo i ramponi ed il grande ghiacciaio con modesta inclinazione ci conduce al Combin de Grafeneire. In vetta c’è un bel sole e un’antenna. Scopro poi essere un’antenna della REGA, una specie di soccorso alpino e 118 privato della Svizzera.

Ci sarebbe ancora da salire la vicina Aiguille du Croissant, ma abbiamo fatto tardi per la colazione.

Ci roviniamo un po’ la giornata lasciandoci attrarre dalle indicazioni apprese al rifugio sulle ottime condizioni del ritorno attraverso la via del Gardien. Si tratta di una parete glaciale di circa 500m a pendenza media di 45° e minacciata dal crollo di enormi seracchi. In ottime condizioni si zampetta all’indietro faccia a monte e in un men che si dica si è al Col du Meitin.

Noi la troviamo quasi tutta in ghiaccio, a tratti proprio ghiaccio blu. La picca classica mi rimbalza sui denti, ci si muove uno alla volta, a denti stretti ed ogni tanto troviamo un po’ di neve per far riposare i polpacci.

Gran sollievo, finito l’interminabile tratto critico, casco in un crepaccio per fortuna senza finire nelle tenebre. Arrivati al Col du Meitin dovrebbe essere tutto finito, ma ci aspetta una nuova sorpresa: ripidi canali nevosi impediscono il ricongiungimento con il comodo sentierino che percorre il lato sinistro idrografico salito al mattino. Ci aspetta un ravanamento epocale tra detriti verticali, cenge infide coperte di fine detrito e pietre… miracolanti.

Insomma, il Grand Combin è molto bello, la cresta è lunga e tutto sommato molto sicura e divertente nella media di questo ambiente. Ma occhio a non lasciarsi tentare dai diversivi; ad esempio evitare le vie glaciali ad agosto e ridiscendere pazientemente la via di salita può essere un’ottima scelta!

Le altre cordate andate in vetta hanno tutte realizzato la traversata verso il Corridor. Una scelta che in estate pensavo ormai abbandonata da anni è invece ancora piuttosto gettonata.

Davvero gentili e simpatiche le gestrici del rifugio. Eccellente trattamento, anche il cibo è abbondante e buono. La cabanne de Valsorey, lontana ore e tanti chilometri dall’ultima strada, merita una visita di per sè! Grazie infine a Giorgio, ancora in gran forma per fare giri così ricercati come questi, che non trovi più nessuno che vuole farli!

La cartina qui.

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