Tra i “4000 mulo” dell’estate non può mancare il Monte Bianco. La scelta di salire dalla via italiana del Papa è inevitabile, vista la mia impossibilità di progredire in quota avvalendomi di mezzi a fune.
La lunga valle del Miage offre una salita moderata, che facilita l’acclimatazione. Inoltre questa valle vale di per sè l’intero itinerario per bellezza, isolamento e le pittoresche visioni su ghiacciai spettacolari.
Appena abbandonato il macereto della Val Veny si viene bruscamente depositati in un mondo completamente diverso, quello del Ghiacciaio del Miage. La sua visione appena oltre la morena lascia il visitatore esterrefatto a causa dell’improvviso e totale cambio di ambiente. Il necrotico ghiacciaio del Miage offre alla vista enormi ghiacciai e l’opera della lenta formazione di una valle. Potrebbe trovarsi in qualunque posto del mondo, non lo indovineresti essere così vicino ad uno dei punti di maggiore afflusso turistico d’Europa.
La salita al Gonella è lenta e piacevole, tra i brontolii del ghiacciaio e la vista su “affluenti” di ghiaccio foggiato a seraccate senza fine. Prima il ghiacciaio del Bianco, poi sull’altro lato quello discendente dalle Aiguilles de Trélatête. Infine il Ghiacciaio del Dôme, sul cui fianco si trova il Gonella.
La salita al Gonella oltre il ghiacciaio del Miage avviene su terreno inizialmente un po’ sconnesso, con traversi su nevai ripidi e terriccio franoso. Segue poi un simpatico tratto ferrato finale.
In cinque comode ore si arriva al Rifugio. Per nulla stanco, il giorno dopo so che invidierò chi riesce ad arrivare magaro stanco al Rifugio per poi salire senza maggiore sforzo in cima.
Purtroppo la salita del Ghiacciaio del Dôme avviene di notte, ed è un peccato perdere la vista su sviluppi tra ponti, seracchi e pendii sostenuti fino a 45°. Per tacere della cresta, talora davvero esile, che collega il Piton des Italiens al Dome de Gouter!
Poco prima del Dome de Gouter esce un gelido vento asciutto, che all’improvviso toglie ogni energia. Arriva l’alba, dopo circa quattro ore di cammino. Siamo saliti di buon passo, ma con l’improvviso vento non ho più passo. Alla Vallot una barretta mi consente di salire ancora lentamente l’arete des Bosses. Facile, ma molto bella, illuminata dal sole radente.
Arriviamo in cima dopo circa 7h20′ di cammino. Non c’è quasi nessuno: la gente va e viene, il vento non concede piacevoli soste e solleva il ghiaccio negli occhi.
Scendiamo dal Gouter, la strada è ancora lunga per tornare in Italia.
Logistica
La salita al Gonella avviene dalla sbarra alla Visaille in Val Veny, dove si può lasciare l’auto. Il trattamento al Rifugio Gonella è davvero eccellente. Il personale è simpatico, gentile e disponibile. Uno dei rifugi meglio gestito che mi sia mai capitato di visitare.
Avrei preferito la discesa dei Troi Mont, ma ghiaccio blu e una larga terminale al Maudit sembravano sconsigliarla. La discesa dal Gouter invece è banale e conduce al trenino del Nid d’Aigle (2600m circa). Da qui si arriva alla prima fermata (Bellevue). Da Bellevue con la funivia si scende a Les Houches. Un bus porta a Chamonix e da un un altro bus a Courmayeur, un altro ancora a la Visaille.
Attenzione: i trenini dal Nid d’Aigle partono alle 15h25 ed alle 17h55. Se si perde il primo (come abbiamo fatto noi, ovvio) non si riesce a prendere l’ultimo bus per Courmayeur che è alle 17h15.
Dalla vetta del Bianco è possibile tornare indietro al Gonella, con una non indifferente semplificazione logistica. Ma, oltre alla possibilità di trovare neve molle su pendii sostenuti tra ponti e seracchi, ed il notevole dislivello, è consigliabile una discesa su un altro versante per una visita più completa e piacevole della montagna.
Ringrazio sentitamente Matteo, socio improvvisato di questa tre giorni sul Bianco.
“IT’S A LONG WAY TO THE TOP “