Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Grand Golliat

Questa cima dal nome un po’ fantasioso offre un itinerario scialpinistico primaverile tra i più classici delle Alpi.

Non la conoscevo, tuttavia, ma ho molto gradito la proposta di oggi. Si tratta di un itinerario vario, gradevole e tutto da scoprire durante la salita.

Ci troviamo in quell’area che confina con la Svizzera, tra il Gran San Bernardo ed il Monte Bianco.

Si parte dagli impianti di Crevacol, sotto i piloni e si sale mezza costa nel vallone che piega a destra, raggiungendo antiche frazioni dove la neve comincia a mancare. L’unica letteratura che si trova su Internet propone un diverso punto di partenza, noi invece abbiamo seguito la traccia di SwissTopo. Ci si raccorda così su una strada sterrata che piega decisa a sinistra dentro il vallone, attraversando un pendio molto ripido che d’inverno sarebbe sicuramente pericoloso per le valanghe. Si lascia così a destra il vallone che porta al Colle Malatrà, per andare diritti in un valloncello affascinante, stretto, sinuoso e su pendenze molto moderate. Bello da vedere e da percorrere. Più in alto il vallone volge a sinistra e dopo ore di cammino si intravede finalmente la cima.

Stando sulla destra del vallone si prosegue fin sotto la bastionata finale. Attenzione a non piegare a destra per raggiungere l’anticima, che tuttavia sciisticamente sembra offrire un pendio sospeso assai interessante. Finite le ultime propaggini del vallone, una ripida strettoia tra neve e pietre consente a piedi l’accesso ai brevi pendii superiori che precedono la cima. A meno di essere ripidisti conviene lasciare gli sci prima della strettoia. In seguito, infatti, si apre a destra un nuovo canale assai ripido (almeno 45°) che precede il castello sommitale.

Non è proprio banale salire all’ometto di vetta. Occorre fare un delicato traverso su neve quasi verticale verso destra, in piena parete. Si segue quindi un tratto di misto ripido su ghiaccio affiorante, rocce e neve fino in cima (PD dicono gli esperti). Per fortuna Watson aveva letto bene questa parte, dal momento che io mi stavo infognando in cresta mostrando pavida  e riluttante decisione.

La cima offrirebbe un panorama invidiabile su Bianco e Grand Combin. Purtroppo le nuvole lo lasciano per lo più solo immaginare e soffia il consueto vento.

In discesa la prima parte è una crostata poco raccomandabile. Però, una volta raggiunto il mansueto vallone la neve migliora ed un piacevole pappone ci accompagna verso valle, attraversando pendii ampi e divertenti.

Non stupisce che sia una gran classica: è un bellissimo itinerario in vallone, sempre vario, mai monotono, su distese di neve sterminate e piacevoli allo sguardo. Un procedere rilassante e gradevole, quanto di meglio possa offrire l’ambiente incontaminato delle Alpi. Un bel modo per vivere quanto di meraviglioso abbiamo intorno a noi.

Grazie a Watson per aver scovato questo itinerario e per avermi aperto l’incerta strada verso la vetta. Con l’ottima compagnia di Watson e Massi. Un saluto alla nutrita rappresentanza di Giaveno (meglio nota come la Zermatt della Val Sangone, si sa).


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