Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Scialpinismo sui Balcani

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L’insolita esperienza di sciare in Bulgaria affascina i pensieri e l’idea di sperimentare uno scialpinismo su scenari inediti, un po’ particolari e difficili da immaginare. Non sai cosa aspettarti e il rischio di aver sbagliato la destinazione non prevale sul sapore dell’incognito da esplorare.

Il primo giorno, a Sofia, veniamo rapiti da questa cultura così peculiare, fatta di storia di dominazioni e liberazioni, scritta in cirillico e un cristianesimo ortodosso molto sentito tra la gente. In una chiesa ci imbuchiamo in una cerimonia funebre. Qui si usa portare cibo in chiesa, soprattutto dolci locali, e offrirli ai presenti. Colpisce la palpabile cortesia e gentilezza delle persone.

Sofia presenta anche un gradevole parco centrale, dove nella giusta stagione è possibile fare birdwatching.

In serata ci spostiamo a Goverdatsi, in un family hotel. Ovvero un hotel a gestione familiare, è un po’ come essere invitati a casa di qualcuno. Al mattino siamo alla prima gita, nell’anfiteatro della cima Malyovitsa. Si tratta di un ampio vallone  contornato di canali anche ripidi, che offrono il divertimento agli sciapinisti più tecnici, che salgono e scendono questi canali talora assai spettacolari per forme e dimensioni.

La nostra meta è la Malyovitsa, a 2729m di quota. Sì qui le quote sono modeste, ma oggi fa freddo e nel fondo della valle prevale una divertente polvere. Più in alto invece il vento spazza i pendii, crostificandoli senza speranza. Gli ambienti sono superlativi, molto vari, tra combe, laghetti, spalle e ampie creste. Tra cui l’ultima che porta sulla panoramica cima. Nella limpidità del vento gli sguardi spaziano lontani, mentre l’inversione termica copre di foschia le pianure. Discesa accettabile e divertente, con un po’ di crosta in alto e bella polvere nelle ampie distese del fondovalle.

Ci trasferiamo in zona Sapareva Banya in una accogliente e calda casa. L’indomani ci aspetta un’altra valle: saliamo al Rilsky Ezera hut, una sorta di rifugio-albergo enorme situato allo sbocco degli impianti sciistici. Da qui sterminati pendii, altipiani, laghi caratterizzano l’itinerario verso la Otovitsa Vrah. Il meteo peggiora, ci sono nebbia e vento. Tuttavia, a differenza delle Alpi, prevale una spiccata variabilità ed ai momenti di whiteout si intercalano anche attimi di sole. Fa ancora freddo, ma il vento rende la neve abbastanza bruttina, pesante, faticosa da sciare. Vento e nebbia coprono di calabrosa ogni architettura, naturale e non. Un vento umido e nuvole decorative rendono unico l’ambiente, giocando con la luce luce e coltivando cristalli sulla neve. Non c’è nessuno in giro e sugli altipiani spazzati dal vento sembra di essere al Polo Nord. In cima ci saluta una improvvisa gloria di luce.

Pernottiamo al Rilsky dove passiamo la notte destati dalla discomusic. I miei compagni stanno male a causa di un virus intestinale. Mi tocca fare la traversata al Rila Monastery da solo, con grande dispiacere perchè i miei amici avevano preparato questa inedita traversata con grande dedizione.

In effetti la traversata merita, più che per il piacere sciistico proprio per gli ambienti attraversati e la totale solitudine. Procedo dapprima nel bianco più totale, con navigazione strumentale (GPS) arrivo all’Ezeren Peak. Da qui si attraversa a mezza costa per laghi e pendii verso un colle non nominato, ma crocevia di itinerari, dove trovo una campana. Improvviso esce il sole, che mi consente di vedere i pali segnaletici che indicano la lunga cresta da seguire. Salgo sul Vazov, dove una breve, ma bellissima discesa mi raccorda al restso della lunga cavalcata in cresta fino al Dodov Peak (2663m). Qui la discesa si fa più delicata e devo fare due curve fuori cresta per raggiungere il colle che si affaccia sul Rila Monastery.

La discesa sarebbe pure bella, ma la neve è un misto di crosta e pesante pappa. Nei tratti più ripidi per fortuna le valanghe di fondo hanno già reso sicuro benchè tormentato il pendio. Sfrutto testardamente le ultime lingue di neve fradicia intorno ai 1600m, poi incontro Simone che è salito a piedi dal Monastero per venirmi incontro. Scendiamo a 1100m sci a spalle nel boschetto terminando una traversata davvero panoramica e interessante.

Il Monastero merita una visita. Le pareti perimetrali raccontano storie e particolarmente singolari sono quelle dedicate all’Apocalisse. Il museo interno è interessante per la storia e le origini di questa architettura, in particolare viene conservato il capolavoro della croce di Rafail. Ma pure le innumerevoli e antiche icone impreziosiscono questo luogo di culto.

Ci trasferiamo nella città di Bragoevgrad, il clima è ormai mite e sempre prevalentemente nuvoloso. Il giorno successivo saliamo alla Makedonia Hut seguendo un panoramico percorso in cresta. Si dice sia panoramico, purtroppo navighiamo con il GPS nel bianco più totale, sferzati da un vento non forte, ma fastidioso. La hut, incustodita, è molto accogliente e ben gestita, si può accendere la stufa. In serata facciamo ancora due curve sul Golyam Mechi Vrah, sperando una una provvidenziale schiarita che non arriva.

Nella notte il virus intestinale tocca a me, il giorno dopo scendo senza forze e con febbre a valle. Ci trasferiamo in zona Bansko (località che ospita la coppa del mondo di sci alpino), dove pernottiamo presso una famiglia di russi.

Passata la febbre, il giorno dopo non ci sono energie e saliamo con gli impianti alla Bezbog Hut. Da qui con grande sforzo saliamo il Monte Polejan. Una bella cima con discesa sul lato opposto e rientro raccordato al rifugio. Peccato per il meteo incerto e la neve brutta.

Il giorno successivo tornano un po’ di energie, ma non il bel tempo. Saliamo la Bezbog su neve un po’ crostosa, nel vento e nella nebbia. Sulla sommità troviamo una croce abbattuta probabilmente dai violenti agenti atmosferici. Come d’abitudine qui arrivano in vetta numerosi ciaspolatori, ma pochi scialpinisti. L’ultima discesa di questa vacanza ci raccorda alle piste, che discendiamo fino a fondovalle.

Siamo al primo marzo, primo giorno di primavera: per le strade si regalano le martenize. Questi piccoli braccialetti di buon augurio hanno una origine molto gotica. Sono rossi (color sangue) e bianco. Perchè a marzo finisce il freddo e la gente va in guerra, nessuno ha voglia di fare la guerra in inverno. Ecco perchè marzo è il mese di Marte, il dio della guerra. Oggi le martenize simboleggiano solo la fine dell'inverno e l'arrivo della primavera. Te le regala chi ti vuole fare un buon augurio e quando arriva la primavera le puoi appendere ad un albero perchè hanno esaudito il loro scopo: portare la primavera e la felicità.

Ultimo giorno passato nella pioggia della capitale, visitando le architetture della città e passeggiando nelle vie in cerca di souvenir. È stato un viaggio intenso, con numerosi spostamenti tra il meglio che possano offrire i Balcani di questa regione. Mi resta il ricordo di queste montagne aspre, con docili e sterminati pendii interrotti all’improvviso da ripidi canali, una neve umida che si appiccica ad ogni cosa, un meteo bizzarro eppure tanta voglia di andare.

Sono grato ai Cucchi, Silvia e Simone, che hanno scovato e organizzato questo viaggio, su itinerari talora inediti: senza di loro non sarebbe stato possibile provare questa curiosissima esperienza di viaggio con gli sci.

Cose da sapere per chi viaggia in Bulgaria.

Apparentemente dall'Italia Sofia è raggiungibile solo da Roma o da Bergamo. Il paese è abbastanza economico, le infrastrutture sono buone, abbiamo trovato sempre case e pernottamenti accoglienti, molto puliti. Le persone sono tutte molto educate e disponibili.

In Bulgaria si fuma anche nei luoghi pubblici. Può risultare molto fastidioso a chi non è abituato al fumo. Qui in tantissimi fumano e addirittura in alcuni locali chiedono se non fumi per riservarti ad un'area di non fumatori.

Non tutti parlano inglese e oltre alla lingua c'è l'ostacolo dell'alfabeto, che è il cirillico. Google Translator può rivelarsi un ottimo aiuto.

A sorpresa, ci sono problemi di igiene come in Africa o Asia. Pare sia molto semplice contrarre virus intestinali dall'acqua non bollita bene o dalla verdura. Noi siamo stati male, con nausea e vomito per uno o due giorni.

I rifugi-albergo al termine degli impianti sono usati come locali discoteca per feste notturne. Ci è successo al Rilsky, al gran completo il lunedì sera. Nulla di male, intendiamoci, tuttavia i gestori dovrebbero avere l'accortezza di avvertire chi pernotta con lo scopo di andare in montagna.

Per chi non mangia di tutto, attenzione ai cibi: i gusti sono particolari. Le verdure sono sovente servite in uno strano sapore agrodolce o dolce: deve proprio piacere, sennò al palato appare come una sostanza insipida nel migliore dei casi, altrimenti disgustosa. Attenzione a chi come me detesta i latticini perchè regnano sovrani dove meno te lo aspetti. La colazione continentale sembra non esistere, si mangia come a cena o pranzo. Un'altra chicca sui gusti: riescono a mettere l'albume d'uovo fritto ovunque, anche nel classico budino creme caramel.

Infine non esistono i bar, forse perchè nessuno fa la colazione continentale. Una nota marca torinese ha rimediato colonizzando la Bulgaria di macchinette del caffè: le trovi ovunque, lato strada o all'arrivo degli impianti sciistici. A Sofia tuttavia sono riuscito a farmi fare un cappuccino, buono, ma servito in una scodella da almeno mezzo litro.

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