Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Sperone Keinwunder

Il cosiddetto sperone Keinwunder risale uno dei contrafforti rocciosi poco oltre l’abitato di Balme. Si tratta di una delle vie più lunghe del settore. Benchè sia piuttosto discontinua permette di fare un bel viaggio in un luogo davvero poco visitato. Non ci sono sentieri, non ci sono cime da raggiungere, tant’è che nessuno viene qui se non per scalare questa parete in cui perdersi nelle sue quindici lunghezze e nei suoi circa 500m di sviluppo.

Ad inizio estate poi prevale l’interesse botanico in quanto sulle numerose cenge ci sono tanti tipi di fiori: gigli, gigli di S. Giovanni, astro delle Alpi, aglio a volontà ed altri ancora.

La via comunque è interessante anche dal punto di vista dell’arrampicata: trovare passaggi così belli in un ambiente discontinuo, sapere collegarli e dargli un senso non è mica facile. L’impresa direi che è pienamente riuscita. Bisogna però fare attenzione a non perdersi sui tiri meno difficili, dove la distanza tra le protezioni è a volte tale da porre dei dubbi su dove andare, e scappare su qualche canale laterale può essere una tentazione. Non solo, talora le lunghezze sono un po’ curvilinee e occorre badare agli attriti delle corde. Ad esempio su L9.

L13 sembra avere un passaggio veramente difficile, ma se si esplora con la mano è proprio ancora il filo dello sperone la chiave della salita.

Il piacere di salire si interrompe a pochi metri dalla cima dello sperone, che non raggiungiamo in ossequioso rispetto di Keinwunder.

L’attrezzatura è buona, bisogna solo fare attenzione ad un fix posto su un masso staccato all’inizio di L4 e qualche placchetta poco avvitata (portare chiave). Un paio di friend medi su una via così lunga sono comunque molto utili.

Discesa un po’ elaborata, dapprima in doppia, poi tra cenge, fiori, cascatelle e conifere.

Ma chi era Keinwunder? Qui il docufilm a lui dedicato. Con la partecipazione di Camanni, De Stafani, Manolo, ma soprattutto del celeberrimo psichiatra Vladimir Patansky.

Un ringraziamento con gratitudine agli autori della via, Renato Giustetto e F. Sguayzer.

Grazie a Chiara che mi ha accompagnato su di qui.

 


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