Vettenuvole

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Storie di caffè

Ma parliamo di caffè. Nutro per il caffè il peggior rapporto che si possa riservare a qualunque cosa: indifferenza. E così vado avanti da circa una vita.

Ma si sa, con l’età si peggiora ed i più nobili ideali vengono continuamente messi a dura prova. Si diventa meno intransigenti e viene voglia di provare cose nuove. Viaggi, sci, kebab… Beninteso, il caffè, oltre che sullo stomaco, continua a starmi sull‘indifferente. Ma con dei distinguo.

Una delle tentazioni più pericolose, atte a scardinare ogni buona intenzione e vita salutistica è la macchina del caffè per impiegato. Troneggia ovunque, in qualche sala o angolo appartato dei corridoi, nemmeno gli ospedali ne sono esclusi. Benché offra liquidi orribili che con il caffè non hanno niente a che fare, è l’unica realtà delle ore che precedono l’alba. Come la Nutrimatica della Società Cibernetica Sirio non è in grado di fare la bevanda che richiedi, ma peggio non gliela puoi nemmeno insegnare.

Il caffè d’orzo è quello che mette più nervoso: non esce mai niente, o se esce qualcosa è un po’ d’olio degli ingranaggi. Il cioccolato è bene non provarlo mai (ricordereste quel momento per tutta la vita), mentre le altre bevande offrono una medesima miscela dal sapore irriconoscibile ed annacquato.

Da amante del tè sappiate che alla temibile macchina del caffè si può scegliere anche il tè, messo lì in un angolo per far sentire deficiente o in colpa l’incauto avventore. Esce una pregiata miscela che ricorda il last dei detersivi. Viene però bene per scrostare lo stomaco, o almeno questa è la sensazione corrosiva che si prova al suo passaggio nel tubo digerente. Ancora addormentato viene bruscamente risvegliato dal blob appena ingurgitato, con effetti dirompenti. Come invidio il capitano Picard, di Star Trek, quando sorseggia un buon “the, earl grey, caldo” che il replicatore gli ha appena preparato con cura in ogni minimo particolare di aroma e sapore. Il tè resta comunque alla grande la bevanda preferita, l’unica per la colazione in rifugio.

Il caffè del bar è il più potente: ti fa uscire gli occhi dalle orbite ed ogni traccia di stanchezza se ne va nel giro di pochi minuti.

Eppure, macchina del caffè a parte, il puro, semplice caffè da tazzina continuo a non amarlo. Anche se negli anni ne prendo ormai sempre di più (la corruzione quando inizia…). Ormai ne ingoio sì e no uno all’anno. Ogni tanto qualcuno me lo vuole offrire, ma rispondo con gentile fermezza “no, quest’anno ho già dato”. In genere i pochi amici più cari fanno a gara ogni anno per riuscire ad offrirmelo. Invece cedo sempre più pericolosamente alle tentazioni dei surrogati. Dal terribile cappuccino (almeno una volta alla settimana, per i più esagitati ci sono anche posti che offrono il cappuccino d’orzo, ma più frequenti sono i bar che il cappuccino non lo sanno proprio fare), al dolce caffè al ginseng. Tutte tentazioni di cui potrei benissimo fare a meno. Di questo passo un giorno o l’altro potrei addirittura farmi una ragazza, o cominciare a bere.

E voi che relazione avete con il caffè?

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