Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Alpinismi ribelli

Alpinismo Molotov

In questo intermezzo vi racconto di alpinismi letterali, quelli scritti. Una montagna scritta, ma anche rassegne e riflessioni sul mondo delle altitudini nel suo insieme.

Montagna come cultura, tradizione e futuro, alternativa. Alpinismo Molotov fa tappa ad Avigliana. Trovate alcune foto qui.

Ora, però, non vi parlerò delle Alpi Ribelli di Camanni, della TAV, di cori, della bellissima via del sentiero e altre interessanti argomenti di cui sarebbe bene disquisire.

Riduco tutto in due pensieri sull’acqua che corre. Una gita ci porta ai Denti di Chiomonte. Ai piedi dei quali troviamo il famoso pertus, scavato secoli or sono per veicolare l’acqua nella valle da un punto di snodo che serve diversi versanti. Un tunnel di almeno 500m, dentro la montagna.

Così qui ovunque l’acqua corre veloce, in ruscelli spumeggianti tra l’erba verde di giugno. Sembra comunicare un continuo lungo addio nel suo transito veloce e inarrestabile. Lo dice questo affascinante testo di Tiziano Scarpa. Non me ne sono accorto io, me lo ha segnalato Simonetta, che così ha anche dato un senso alla foto che ho scattato all’acqua corrente e a un po’ di miei pensieri sconnessi.

Sì, l’acqua come il tempo che corre e non lo fermi – per dirla come il prof che canta – un commovente ripetuto lungo addio. E, più in generale, l’ambiente diventa simbolo e comunicazione delle nostre visioni, passioni, attività. Anche l’alpinismo è così. Le montagne non sarebbero nulla senza i grandi alpinisti che le danno i significati delle loro azioni. Cosa sarebbe un Dru, o un Gran Capucin, senza un Bonatti che lo sale per vie impossibili, magari da solo, o un Profit che ci scala slegato?

Al contrario, è possibile immaginare un montagna protagonista di se stessa? Un paesaggio per quel che è e basta? Sì, e sono d’accordo con Guccini. E l’acqua gira e passa, e non sa dirmi niente, di gente, me o di quest’aria bassa; ottusa e indifferente cammina e corre via, lascia una scia e non gliene frega niente. E ancora lo stesso cantautore montanaro descrive gli stessi concetti con l’oceano immenso di fronte della canzone della bambina portoghese. O che importa questo mare essere azzurro o verde del visionario Filemazio in Bisanzio.

Ma se vogliamo rimanere in ambito letterario e di montagna, è Matteo Meschiari a riproporre un paesaggio protagonista assoluto, in tre montagne. Non è facile il suo linguaggio, bisogna spogliarsi di tutte le retoriche e le abitudini su come viene vista normalmente la montagna. E allora la lettura diventa sorprendente e svela nuovi universi.

E qui mi fermo, il resto scopritevelo da soli, che (s)corro lontano come l’acqua e ci sono già basta cose da riflettere in questo intermezzo.

Grazie ad un’amica speciale di stelle, acque, montagne…

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