Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Dom

Dopo la cresta sud al Salbitschijen decido di dedicarmi a qualcosa di decisamente più rilassante dal punto di vista fisico. La salita al Dom des Mischabel (o Dom, per antonomasia) è una bellissima e semplice salita glaciale.

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Se presa al momento giusto è poco più di una passeggiata di oltre 3100m di dislivello, che il giorno del rientro tocca sobbarcarsi tutto d’un fiato.

Da Randa si sale un piacevole sentiero che al limitare delle conifiere passa accanto ad un lunghissimo ponte tibetano. Il bel sentiero si infrange presto su una dirupata parete, dove un lungo tratto attrezzato porta fin nei pressi della Domhütte. Il rifugio sorge su un ampio dosso morenico e la gestione è eccellente. L’unico problema è che vogliono essere pagati solo il giorno dopo, quando torni stanco dalla salita e magari devi di nuovo cercare la tessera CAI perchè non si ricordano che gliel’hai già presentata il giorno prima. Però è tutto semplice, si paga anche con la carta.

Sabato 28 giugno: saliamo la morena seguendo il fianco roccioso che scende dal Festijoch. Nel buio più totale arriviamo al bacino glaciale, dove troviamo la prima neve, ma si sale bene senza ramponi fino alla rampetta che conduce alle roccette del Festijoch.

Le roccette sono semplici e si sale slegati. Tuttavia occorre prestare grande attenzione alla polvere che ricopre le rocce ed alle numerose pietroline sparse che in un attimo possono partire sui sottostanti malcapitati. L’itinerario è estremamente frequentato, il via vai è continuo.

Oltre il Festijoch inizia il lungo ghiacciaio che con pendenze moderate ci porta in cima. All’inizio si perdono circa 100m di quota per arrivare al ripiano sottostante. Qui si è sotto l’incombenza di una enorme seraccata. Sarebbe meglio salire la Festigrath, di simile difficoltà, direttamente dal Festijoch, ma i gestori ci avvertono che ormai non è già più in condizioni! In effetti la neve cela in alcuni tratti già un imminente ghiaccio vivo anche sulla via normale. Fa riflettere che a fine giugno sia già quasi tardi per fare questa salita!

Solo l’ultimo tratto di dosso che precede la cima è davvero un po’ più ripido e su neve gelatissima. La giornata è calda, ma il rigelo notturno perfetto. Partiti verso le 3h10 siamo arrivati in cima verso le 8:40. In vetta soffia un fastidioso vento che rende poco piacevole la sosta. Il panorama è immenso e davvero commovente. Un panorama che si perde anche in tanti ricordi, dalla Nadelgrath alla Lenzspitze, fino al Weisshorn tra i più vicini colossi vallesani. Più lontano, in pianura, luccica il Lago Maggiore.

La discesa, senza storia, è davvero una lunga camminata: per arrivare a fondovalle c’è una bella randa. Solo al Festijoch occorre cautela. In basso, arrivati al ponte tibetano, lo attraversiamo per allungare un po’ il percorso prima di tornare all’auto.

Si chiude così una nuova fantastica giornata in questa Valle del Rodano così ricca di bellissime e alte montagne.

Grazie a Sabri che mi ha accompagnato su di qui!


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