In questo primo maggio si decide d’andare con jcr verso la Punta Rossa di Sea. La primavera è arrivata, la neve trasformata. Più non piove, finito è l'”autunno” che ti fa sonnolento, rinchiudersi in casa e aspettare qualcuno o qualcosa da fare (Guccini docet). Un po’ sonnolento però lo sono, causa delle scarse ore di sonno.
Il succo della storia è che la salita, già per arrivare al Pian della Mussa, è tutto un lottare con le slavine. Cadute ovunque. Che dire poi del Rifugio Ciriè, mezzo sepolto. La parte alta del Pian della Mussa, per completare il quadro, è un caos di solchi e serraccate. Una specie di ghiacciaio himalayano. Delle vere e proprie morene di neve che si prolungano dopo la rovinosa caduta dalle pareti della Ciamarella e dei ripidi pendii sotto il Rifugio Gastaldi.
Lo spettacolo è del tutto singolare, un po’ impressionante. Saliamo verso il Pian Ciamarella, ma i ciotoli di neve non tengono nemmeno se mi accoltello. Rischio di cadere a valle con la slavina. Ecco, all’improvviso sono una slavina! Anche sul Pian Ciamarella lo spettacolo è da grandi smottamenti. Pure su pendii poco inclinati e di scarso sviluppo ci sono distacchi con nette ed incombenti cornici sommitali. Si decide di tornare a casa con la pelle intatta, e poi mica si scia sulle slavine foggiate a uova giganti di Pasqua!
Eppure, nonstante la neve abbondante e le valanghe, la vita sotto la coltre bianca resiste e reclama il bel tempo. Le marmotte sentono il sole, e alcune si sono già scavate i tre metri di neve presenti per risalire al caldo di una nuova stagione.
giudizio, ragazzi, giudizio…
Accidenti, definire questa una gita rischiosa è dir poco…certo un primo maggio su 3 metri di neve non è male.