Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Toccato il fondo

Dovevo toccare il fondo per capire quanto questo sia un anno… così così.

L’idea per oggi è quella di salire una montagna rilassante, tornare all’ambiente con il giusto spirito di leggerezza. Il Monte Sarezza. Ecco alcuni lusinghieri giudizi letti su un ALP di qualche anno fa (ALP 171, 1999): «un luogo gradevolissimo per accostarsi alla montagna. Le guide, infatti, vi portano i clienti alle prime armi, le scuole di alpinismo gli allievi, e gli esperti ci salgono con gli amici la prima volta», «uno spalto di roccia sicura dove muovere i primi passi». La roccia infatti, pur essendo serpentinite e ofiolite, la solita menata del massiccio ultrabasico (pietre verdi), sarebbe qui particolarmente salda e sicura.

Jcr sulla prima lunghezza della variante facile allo spigolo NW del Monte Sarezza. Una vera immondezza.

Evitiamo la variante diretta protetta a spit (5b, passo A1) e ci buttiamo in un orribile canalino limaccioso. La base si individua grazie ad un calzino verticale erto sulla pietraia, al cui interno non ho indagato cosa si possa trovare. Parecchie persone qui hanno già tirato i cordini, a giudicare dai numerosi resti di fettucce e anelli. Jcr sale rapido la prima lunghezza. Lo raggiungo tra blocchi instabili e pietre marce. Un bel marsun! Crescessero almeno i porcini! Parto entrando in quello che ora diviene un sinistro diedro limaccioso. Salgo rapido infilando un paio di chiodi, poi non trovo più nulla. La roccia è viscida e umida, a tratti sembra sapone. Arrivo ad una protezione. È in realtà un friend abbandonato. Questo fatto mi inquieta un po’ e mi blocco. La via prosegue su questo diedro saponifero e vira a destra in un punto cieco. Non vedo chiodi o altri resti di passaggio, non capisco se vado bene o se mi ficco in un pasticcio. Benché siamo sul II (?), mi spavento e ridiscendo alla sosta.

Mi asciugo le scarpette. Riparto a sinistra del diedro. La roccia è migliore, alcuni chiodi bene-auguranti mi portano rapidamente in alto. Poi, con un rapido cambio di direzione, due chiodi mi riportano… indovinate dove! Nell’angusto diedro saponifero! Come nella più gotica delle fiabe, quando tenti di sfuggire dal sortilegio ti ci ritrovi dentro! Mi ricalo per la seconda volta! Intanto Jcr ha già preparato la doppia che ci riporta alla base.

La prossima volta mi cerco una via di I, il mio grado ideale. Nonostante questo è stata una esperienza interessante, ringrazio jcr per la paziente compagnia durante il mio lungo dialogo con la parete ultrabasica.

5 thoughts on “Toccato il fondo

  1. cacchio! avete trovato della ossa umane? un mio amico ci è andato con la fidanzata e non è più tornato, abbiamo pensato ad un gesto di cannibalismo da parte della fanciulla!
    Dal canto suo la femmina dichiarò di essersi distratta un attimo alla sosta…

    1. oh bene, è confortante aver trovato un padrone al calzino. Mmmmh, puoi dire alla fanciulla di terminare l’opera senza lasciare tracce, la prossima volta…

  2. …nell’oscuro e viscido diedro specchio delle anime ascendenti…

    « Ghân-buri-Ghân si accovacciò toccando terra con la fronte callosa in segno d’addio. Poi si alzò come per andarsene. Ma improvvisamente s’immobilizzò, annusando l’aria come un animale dei boschi sorpreso da uno strano odore. I suoi occhi si illuminarono. “Vento sta cambiando!”, gridò, e con queste parole, in un baleno, scomparve con i suoi compagni nelle tenebre, e non fu mai più veduto da un Cavaliere di Rohan. »

  3. Non si chiamava Ghan-buri-Ghan ma noi lo chiamavamo ‘cul buric ‘d Giacu’.
    La femmina di cui sopra pensò forse che il cotone le sarebbe restato fastidiosamente negli interstizi dentali…

Commenti

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