Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Una notte sotto Daniela

Come peggiorare ulteriormente un anno sbagliato

Certo, come scritto nei precedenti interventi pensavo d’aver toccato il fondo e cominciato a scavare. Mi sbagliavo. Con un po’ d’impegno si poteva fare molto peggio ed eccoci pronti a questo.

Ognuno sul suo
Una simpatica didascalia che troviamo in questo luogo...

Ma andiamo con ordine. Sentito gfb che vuole fare almeno due vie di una decina di tiri ad Albard, gli propongo in alternativa la vicina via “Daniela” alla Rocca Sufreid. Una via di 9 lunghezze, massimo 6a+ azzerabile. Andiamola a vedere. Ecco il vademecum in tre semplici punti su come far andar male le cose, nell’ordine:

1) sono convinto che occorra partir molto presto per fare una via mai fatta e che potrebbe riservar sorprese, ma dopo un confronto a posteriori mi rendo conto che non sottolineo affatto come necessario la mia scelta al socio. Così partiamo troppo tardi, e questa è l’unica vera causa di ciò che segue. Le vicine vie di Albard possono trarre in inganno. Questa è a tratti più dura (il 5a è facile, il 5b simile al 6a) e chiodata in modo stocastico. Sull’ultima lunghezza un tratto di circa 10-15m non protetti su placca ne sono la prova. Con questo non voglio criticare chi ci ha lavorato (peraltro quei metri si salgono agevoli, …senza pensarci su troppo…), ma è bene che si sappia questo fattore.

La roccia (gneiss) è buona, tranne sul tetto terminale, dove si fa presa su un appiglio che si muove, e se si stacca renderebbe la via molto più difficile… A tratti erica e altri cespugli sono un po’ fastidiosi.

L’avvicinamento è molto più complicato di quanto fa pensare la sintetica relazione. Occorre prendere l’ampia mulattiera oltre la chiesa, quindi giungere dopo mezz’oretta di percorso quasi pianeggiante ad una strada sterrata. Da qui, dopo poche decine di metri (e non percorrendo chilometri come abbiamo fatto noi) , una sbiadita freccia rossa e ometti indicano un percorso privo di sentiero che si inerpica nel fitto bosco fino ad un canale franoso. Qui i bolli rossi  si interrompono. Si sale il canale per una decina di metri, poi si attraversa a sinistra (ometto) e da qui in pochi minuti si giunge all’attacco (nome scritto alla base, 1h dalla strada sterrata).

2) Quando vedo l’amico aprire una variante (però era bella), avrei dovuto proporre una rapida discesa in doppia, sperando in pochi incastri. Siamo troppo lenti.

3) Arrivati in vetta troppo tardi (poco prima del tramonto), non troviamo l’albero della doppia. Guadagniamo così un canale a Ovest della vetta (e non a Est, come indicato dalla sintetica relazione), quindi cominciamo alcune calate su ripidi detriti terrosi e roccette, inframmezzate a disarrampicate. Arrivati al canale franoso della salita è già imbrunire. Non trovo l’ometto che porta dentro la foresta e, in pochi minuti, all’attacco dove ho lo zaino con frontale e telefono. Lì si arriva in modo agevole, ma il canale può esser attraversato solo in un punto. Inoltre sotto gli alberi è ormai una cieca notte fonda, c’è il rischio di non trovare nulla.

Decidiamo così di scender direttamente alla macchina. Questa scelta, che giudico ora sciocca e sbagliata, non deve sorprendere. Con la notte ed il pensiero di una brutta discesa in una foresta impervia, la prima cosa che pensi è scendere e levarti dall’impiccio. Così però chi aspetta a casa non è avvisato, ed il tempo passa. I cari del mio amico avvisano subito carabinieri, protezione civile, soccorso alpino e la marina americana. Intanto la discesa nella buia foresta è tutto un penzolare cieco tra un albero e l’altro, stile Tarzan notturno. Gfb procede con un incredibile senso di orientamento dove io mi sarei già fermato ad aspettare l’alba – uno che gira il Sahara da un capo all’altro non si ferma certo per qualche albero.

La conclusione è che arriviamo alla strada sterrata a notte fonda ed inoltrata, dopo mezzanotte. Qui non troviamo immediatamente la mulattiera che conduce all’ormai vicino paese, ma intercettiamo i due gentili soccorritori che ci vengono incontro. Ai quali va il nostro ringraziamento, con profondo rammarico per il disturbo e l’allarme creato.

Non penso d’aver maturato morali o insegnamenti da queste fesserie. Se non che dovrei esser forse più convinto delle mie impressioni su quando bisogna partir presto. Oggi son tornato a prendermi lo zaino. Ora siete liberi di criticare, ma attenzione, ne ho già un’altra da raccontare… prima o poi.

L'attacco della via, occhio a non farsi pungere dai ricci dei castagni che accarezzano la parete.
Gfb sale la via caratterizzata da strapiombi, muri, placche ed un diedro camino.
La bassa val d'Aosta
Panorama sulla bassa Val d'Aosta.
Arrampicando a Rocca Sufreid
Momenti di facile salita
Via Daniela, lunghezza in camino
Il diedro-camino, spettacolare conformazione da superare in spaccata.
Nel buio
Momenti della discesa, nel buio.
Un rientro un po' in ritardo
L'arrivo alla strada sterrata.

13 thoughts on “Una notte sotto Daniela

  1. ragazzi!!!!! Non vi posso lasciare un attimo!!! Mi stavo facendo qualche tafone e qualche super-via granitica in Corsica e voi mi bivaccate ad Albard. Pazienza alle Torri del Trango, alle Torri del Paine, alla Cresta delle Torri, ma alla Rocca Sufreid (sembra un nome celtico-nubelungico)…
    vabbè è segno che debbo riprendere in mano la situazione, il destino mi chiama a tanto, sigh!
    Lo faccio per i vostri cari…oh nibelunghi.

    1. Urka arriva il Re della montagna, santo protettore dei destini infelici e della Cresta delle Torri!
      Pensavo ti avessero arruolato nella legione straniera…

  2. col senno di poi…alcune riflessioni
    1-la logistica deve essere senza errori, pignola, con studio attento di possibili soluzioni di uscita dai problemi, come insisteva il buon vecchio Giulio fino alla pignoleria
    2-est, ovest, ecc. in montagna sono sempre interpretabili e relativi a molte variabili
    3- al far della sera era necessario scendere il più possibile, e la logica , a parer mio, imponeva di cercare di riprendere dei punti di accesso riconoscibili quale ad esempio il canalone attraversato per arrivare all’attacco, che inoltre scendeva sulla verticale della strada interpoderale con la possibilità di ritrovare-come è avvenuto-ometti di attraversamento
    …bah ! tagliamo corto, è tutto mestiere che entra, alla prossima.

    …mai a casa avrebbero avvisato la marina americana, piuttosto i mujaheddin afghani vista la loro capacità di muoversi i montagna e i successi che stanno ottenendo sui polli allevati ad hamburger, chips, coca(cola,non quella genuina)e videogames…

    non vedo l’ora, non per il buio come l’altra sera, di farmi rapire dal “Nibelungenlied” intonato con voce possente dal l’emulo del principe di Xanten, uccisore del drago Fafnir…anche se in scala ridotta… ‘na luserta cun la cua sciapà…

  3. Mettici anche Pdor figlio di Khmer della tribù Fhar della terra desolata Khmir uno dei sette saggi: Gdur Sgur Rastafarin Sgdur Aranfutù Tarin. Colui che sconfisse i demoni Sem e scese nel lago Sdgnur, amante della dea Berta.

  4. attenti a quel che dice Renato,perfido alfiere dei kurgan mutanti di Lop Nor sempre alla ricerca di Aghartta l’Inviolabile, rubata all’ultimo respiro dell’hutuktu del monastero di Narabanchi Kure e ai lamenti dello sperduto Bogdo khan di Urga …l’ombelico del mondo non può essere nè ad est nè ad ovest…si muove con noi

  5. visto il cartello in foto, vi propongo questo:
    Se restate bloccati siete obblicati a stare immobile e paralizzate le mani con le porte. Basta bussare il campanello giallo!!! Non saltare mentre sta in funzione i freni non vanno tanto bene e rischiate di fare un botto.
    Avviso del ascensorista.

    – laurea ad honorem?-

Commenti

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.