14 novembre 2009. Cielo brumoso. L’ora solare e l’accorciarsi delle giornate ha sconvolto le mie abitudini sportive. Ogni giorno parto da casa che è notte e ritorno che è già notte, così ho smesso di correre alla sera. Per di più negli ultimi finesettimana ha fatto brutto, non sono più andato in montagna. Pantofolismo senza pietà!
Oggi una schiarita mi impone di andare almeno a Santa Cristina, la vetta protettrice di Cantoira e Ceres, baluardo promontorio delle due superiori valli di Lanzo. Con Ale saliamo a Cantoira, scendiamo a Ceres e torniamo a Cantoira per i prati del fondovalle. Tappa obbligata la cappella degli appestati, una costruzione del XVI secolo. L’autunno è ormai nella fase finale, gli ultimi colori incredibili dei larici sono accesi per un attimo da un sole improvviso e subito spento. Alcuni camosci fuggono veloci calpestando le abbondanti foglie secche del sottobosco. Sulle vette più alte poca neve in rapido scioglimento crea righe e sfumature che si perdono nella nebbia. Oggi mi è piaciuto così, tra i larici e l’autunno incerto. Alla prossima!
Sarei felice se su queste pareti potesse evolversi sempre più quella nuova dimensione dell’alpinismo spogliata di eroismo e di gloriuzza da regime, impostata invece su una serena accettazione dei propri limiti, in un’atmosfera gioiosa, con l’intento di trarre, come in un gioco, il massimo piacere possibile da un’attività che finora pareva essere caratterizzata dalla negazione del piacere a vantaggio della sofferenza -Gp.Motti
…per gli schizopsicosclerofissati dell’arrampicata, per i qualunquisti fascistelli da bar, …per respirare un modo di sognare e un po’ d’aria buona …rimuovendo le “scorie” che sostengono un modo disumano di vivere