Vettenuvole

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Storia di borracce

Borraccia calzata e vestita!
Una borraccia calzata e vestita!

In montagna serve bere, chiunque ha una borraccia da portar dietro per le proprie salite. Includiamo anche le varianti thermos, ovviamente. Col passare del tempo mi sono accorto che ognuno ha una borraccia più o meno storica, che si porta dietro da sempre. Rompendo la privacy delle borracce con i loro proprietari  mi dilungo un attimo in aneddoti sull’utilizzo di questi curiosi contenitori.

Io ad esempio ho a lungo utilizzato una borraccia del secolo, di famiglia, che con il tempo s’è accartocciata a furia di subire bolli vari. Ma negli ultimi anni ne ho utilizzata una con moschettoncino che s’aggancia pratica all’imbrago. Anche se, sul moschettoncino, sta scritto ‘not for climbing‘. Purtroppo un giorno, durante una scalata, il moschettoncino s’è rotto e la poverina ha fatto un lungo volo verso valle. Mostrando una non indifferente tenuta s’è salvata dignitosamente. Se fossi una borraccia – ho pensato – arrampicherei con più disinvoltura. Pieno di bolli vari lo sono già.

Altra ambientazione: siamo suLa Cialma, gradevole località per lo scialpinismo. In cima l’amico di salita mi sporge orgoglioso la sua borraccia della vita per offrirmi il the. Com’è, come non è, questa approfittando di una irrilevante distrazione comincia beffarda a scivolare senza più fermarsi! Un brutto colpo! Oltre a contenere liquidi dissetanti, le borracce scivolano sulla neve, infelice effetto collaterale.

Sconsiglio quelle in parte rivestite in plastica: si sciolgono al primo contatto con il the bollente. Una mattina un amico arriva un po’ in anticipo, io devo ancora versare il the. «Un attimo, che verso il the!» – mentre il liquido bollente tocca il polimero traditore questo si scioglie istantaneamente ed il the dilaga per tutta la casa. Cosa fare di fronte ad inspiegabili imbarazzi o situazioni al di fuori di ogni controllo? Ignorare la realtà. «Ok, ho fatto, possiamo andare.» Avevo in effetti finito di versare il the.

Una cara amica di salite in montagna un giorno si presenta orgogliosa con una borraccia nuova fiammante ipertecnica al posto del vetusto modello storico (sacrilegio!). Fa l’insegnante e alla festa di fine anno i bimbi le hanno regalato una borraccia nuova anziché i tradizionali fiori! Penso ne vada fiera.

Finiamo con la moda! Anche le borracce vestono firmato. Un giorno, finita la cascata, il socio mi offre il the caldo esibendo una gran borraccia rivestita su misura di morbido maglioncino di lana. Sorrido alla visione, ma pare sia normale “vestire” borracce e thermos. Il the, ve l’assicuro, era caldo e buonissimo!

Con scuse e ringraziamenti a chi si è riconosciuto tra queste righe.

Mi piace rovistare nei ricordi
di altre persone, inverni o primavere
per perdere o trovare dei raccordi
nell’apparente caos di un rigattiere:
quadri per cui qualcuno è stato in posa,
un cannocchiale che ha guardato un punto,
un mappamondo, due bijou, una rosa,
ciarpame un tempo bello e ora consunto,
pensare chi può averli adoperati,
cercare una risposta alla sciarada
del perché sono stati abbandonati
come un cane lasciato sulla strada.
Oggetti che qualcuno ha forse amato
ora giacciono lì, senza un padrone,
senza funzione, senza storia o stato,
nell’intreccio di caso o di ragione.

Tratto da Vite – Francesco Guccini

5 thoughts on “Storia di borracce

  1. mmmm…. mi pare di riconoscere la manica in lana ed il fifi alla sua sinistra come insindacabili segni del passaggio della sgargiante maglia gialla numero 1

  2. La maglia con il n° 1 esiste ancora? Quanti mila metri di dislivello ha già fatto? Avrà più o meno l’età della mia cara borraccia rossa precipitata dalla cialma alla prima gita della mirabolante stagione 2008/9, dopo vent’anni d’onorato servizio.

Commenti

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