Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Imprinting

Per dirla alla Konrad Lorenz, e poi ancora alla Guccini quando parla dei primi anni in montagna. I primi anni di vita, diciamo dai sette ai quattordici, forse sono gli unici che meritano davvero, e li ricordo tra le montagne. C’è anche stato un periodo che ho smesso un po’ di frequentare la montagna, per problemi o per correr dietro a valori, studi e necessità come tocca a tutti. Ma ora ci torno sempre, quando posso, per non rincoglionire completamente.

Siamo in primavera. Dal momento che in montagna oggi ho visto tanti fiorellini da far attenzione a camminare, ricordo che una delle prime “lezioni di vita” me l’hanno data loro. I fiori.

Le prime curiosità mi son venute da queste manifestazioni della flora. Il senso del bello, del valore, di ciò che ha importanza è strano e molto relativo. All’inizio pensi che sia bello ciò che devi costruire, il dover fare, anzi farsi da soli, spirito imprenditoriale direi. Costa fatica- ti dicono -, ma poi… Un senso sicuramente molto cristiano della vita: fatica, sudore per arrivare… boh, arrivare!

I fiori invece stanno lì, sono spontanei, crescono senza fatica e sono belli. Forse è lì che ho capito che il vero senso non è l’arrivare (in vetta come da qualsiasi altra parte), ma la spontaneità, la naturalezza delle cose, ciò che ti porta a far qualcosa, il desiderio di far qualcosa. A volte poi si fa fatica, ma dev’essere la minima indispensabile, effetto collaterale.

Comunque questi fiori mi piacevano, così decisi – meschino! – di trapiantarmeli sotto casa. Altro fatale errore. I fiori crescono solo dove vogliono loro, non sono di nessuno. Lì forse capii che c’è qualcosa che non va in questo sistema di proprietà su cui di basano molti fondamenti sociali. I fiori (di montagna) sono belli proprio perché non sono di nessuno e stanno dove vogliono loro.

Allora cominciai a fare fotografie…

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