Lo diceva già Toni Garrani in un programma radiofonico del secolo (Tra Scilla e Cariddi), che danè ghe ne pù, e che ci vuole una bella palla incatenata di ‘sti tempi.
E oggi ecco il Boss cantare di palle demolitrici contro bellezze ridotte in polvere, speranze e sogni persi nel vento. Palle demolitrici per chi è trascinato in catene, lavoratori che pagano i conti mentre tutto è facile e abbondante per chi sta sugli altari del potere.
Palle demolitrici su capitalisti che uccidono le nostre città, ladri avidi che hanno mangiato tutta la carne che hanno trovato, i cui crimini sono rimasti impuniti e ora percorrono le strade da uomini liberi. Suona in tema l’American Land, del periodo della Seeger Session, dove i neri, gli irlandesi, gli italiani, i tedeschi e gli ebrei, arrivati attraverso il mare mille miglia lontano da casa, con le pance vuote ma il fuoco dentro morirono costruendo le ferrovie, riducendosi pelle e ossa. Ricorda davvero l’Amerigo del nostro Guccini.
Ma in questo album così ricco di energia c’è spazio anche per sussulti escatologici e fortemente inquieti. Citando ancora Guccini, We are Alive è una bellissima ballata degli annegati. Non mancano preghiere ed echi popolari, prima di finire inghiottiti dalla balena. Inutile dire che è profonda l’ombra lasciata dalla recente scomparsa di Clemons.
Se una decina d’anni fa cantando If I should fall behind con la E street band Bruce sembrava voler tirar le somme, ora il canto si rifà forte sulla strada, con toni che ricordano i primi anni in stile born to run. Un tempo forse perchè la strada era il futuro. Oggi per ostracizzare un mondo alla deriva. La corsa continua, quasi a dire che, se proprio deve prima o poi finire tutto, sarebbe un peccato non finisse proprio di corsa.
Ti segnalo questo articolo che ho letto qualche giorno fa sul quotidiano “La Stampa”:
Parla Springsteen: la mia America horror ”Usa, sogno e realta’ mai cosi’ lontani”
http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=11888428
Grazie. Limpido e tristemente vero!
C’è poco da dire… Springsteen coglie il segno dei tempi mentre noi ci incantiamo dietro le farfalline sanremesi.
The Boss is back!