Torniamo all’inizio, torniamo alla roccia di casa. Una biollettata ogni tanto ci vuole in questa fresca estate! Rifacciamo la via del diedro+uscita di sicurezza+fessura Motti. Giusto per acciaiarsi un po’ gli arti superiori.
Dagli Alboni ripercorriamo il consueto e rigoglioso bosco che ci avvicina al Bec di Mea, e poi oltre fino ai Torrioni del Biollè. Sulla prima lunghezza della via del diedro Ziano (flippangher) resta un attimo incastrato in uno scaffale per poi uscirne con elegante spaccata. A me tocca la lunghezza meno congeniale: una bella dulfer nel diedro verticale, cui segue una bracciosa uscita di sicurezza. E meno male che qualcuno ha pensato qui di aprire una uscita di sicurezza! Sulla dulfer, mentre incastro la mano forse s’incastra anche qualche nervo che mi rende la mano insensibile e percorsa da una corrente caldissima. Esco in modo ridicolo sulla cengia superiore e con evidente incapacità fuoriesco infine dall’uscita di sicurezza.
Ziano sulla fessura Motti inaugura un nuovo modo di salire: con un friend solo, stavolta. Se lo porta dietro per tutta la fessura. Ma sarà etico così?
Quando tocca a me pianto due bei raschioni all’inizio della fessura, con sangue che zampilla in ogni direzione. Poi mi decido finalmente a fare i due passi di dulfer disumana che caratterizzano l’inizio di questa fessura.
Roccia come sempre eccellente, anche se, dopo le piogge, le fessure trasudano una scivolosa umidità al tatto. Paesaggio straordinario tutte le volte; da lasciar vagare la mente fin sù, sulla frontiera, dalla Ciamarella alle Levanne.
Ritorno tranquillo assaporando i lamponi di bosco.
