Traversata Sulè – Lera per la cresta WSW
Giorno 85 su 92 dell’estate 2014. Un’estate solo sul calendario. Un tempo che passa e non ti accorgi, non sembra vero, un tempo che passa e ti chiedi dove vada, cosa ti ha lasciato, cosa diamine ancora si inventerà, se si inventerà ancora qualcosa. Ma un’estate buona per riscoprire calme e lunghe passeggiate dal sapore tardo autunnale, accompagnate da un freddo già tagliente ed un cielo terso, tra una perturbazione e l’altra. Si riscopre anche il piacere di portarsi dietro la reflex e scattare foto ai paesaggi, a qualche particolare da osservare e assaporare che in montagna non manca mai. Con nuovi e vecchi amici.
L’itinerario di oggi è il 184b della Gvida dei Monti d’Italia, “Alpi Graie Meridionali” di Berutto-Fornelli (la bibbia per gli amici). Il Gruppo del Monte Lera è formato da quattro vertici di cui solo gli estremi sono quelli rilevanti: La Punta Sulè (3387m) è il punto più alto, collegato con un’articolata cresta che scende verso SE alla vetta del Monte Lera Orientale: quel bel triangolo roccioso che spicca sopra l’abitato di Usseglio.
Da Malciaussia saliamo nell’aria gelida verso il Colle Spiol, seguendo la stradina militare che si snoda con innumerevoli tornanti tra i ripidissimi pascoli sopra il lago. Resistono a pioggia e gelo alcune campanule, garofani e pochi altri fiori di artemisie.
Per rendere meno monotona la salita cerchiamo di salire in modo integrale la sfasciumosa cresta SW. Non è del tutto banale come afferma la sopracitata Guida, tant’è che l’ultimo spuntone lo aggiriamo di alcuni metri per il versante nord, osservati da alcuni camosci e pernici. La giornata è fredda e tersa, il vento gelido e alcune velature impediscono al sole di palesarsi subito dopo i colori dell’alba. Nell’aria traslucida sembra di essere immersi dentro un’estate artica.
Sull’aspra e detritica vetta del Sulè, una punta priva di ogni interesse alpinistico, troviamo un ometto, un parafulmine, qualche targa ed una madonna decapitata. Il panorama è gradevole e favorito dall’ottima visibilità. Esce anche il sole.
Scendiamo verso il Lera Orientale seguendo quella che secondo il Garimoldi è “non difficile” e dopo il Colletto della Lera “ancor più facile”. Troviamo in realtà alcuni salti non così banali, piuttosto esposti e che obbligano ad un po’ di attenzione. In particolare, dalla Lera Occidentale (caratterizzata da un grosso ometto) si scende a nord su rocce verticali, ben appigliate, ma con percorso da trovare, badando alla qualità non eccellente dei calcescisti.
Dalla base dell’Occidentale fino alla vetta dell’Orientale invece non c’è davvero più nessuna difficoltà. Completiamo così un’escursione davvero piacevole, che da sempre ho rimandato ad una bella e frizzante giornata tardo autunnale come questa. Scendiamo sulla normale della Lera Orientale, sfruttando alcuni nevai residui che rendono più divertente e veloce il passo. Ecco così passata una giornata ottimamente inventata nel corso climatico di una strana estate che sta volgendo al suo termine.
E tra i “vecchi” amici grazie ad Alex per l’ottima compagnia in questa giornata improvvisata tra rocce e sfasciumi, e per aver gradito e sopportato una continua ravanata con qualche brivido verticale agevolmente superato.
Sei un poeta Flaco 🙂