Cresta SE
Merita visitare la lunga valle che porta a Macugnaga. La Valle Anzasca ha un sapore triste e stantio, le architetture walser rivendicano un’origine evidente, ma offuscata da un senso di abbandono e stanchezza, melanconico eppure affascinante. Anche la tormentata strada, che sembra ancora appena uscita dalla grande guerra, si concede a questa particolare atmosfera.
Il Passo del Monte Moro (2900m) si raggiunge con una corsa in funivia da Macugnaga, dove si apre una splendida vista sull’imponente parete est del Monte Rosa, dominata dalla mole della Nordend, che da oltre 4600m precipita ai 1000 del ghiacciaio del Belvedere. Uno spettacolo davvero impressionante.
Al Passo del Monte Moro si fa sci estivo, poco più in alto una modesta cima detritica, lo Joderhorn, nasconde sul lato meridionale una sorprendente via di cresta su roccia eccellente (vedi relazione). Infatti emerge qui una pietra ricca di feldspato e quarzo, simile al granito, stessa aderenza e consistenza, a dispetto della roccia scistosa presente sul più alto massiccio che domina il versante opposto della valle.
Quella di oggi è una via storica, tra fessure, diedri e lame verticali, per lo più ben proteggibile. La prima lunghezza (III) evidenzia subito la natura della via: basata sostanzialmente su forza brutale e atleticità di singoli movimenti seguiti da comodi terrazzini. La seconda lunghezza, un diedro dichiarato di V, è in realtà agevolmente scalabile. Un diedro del tiro successivo (IV) risulta invece assai più brutale, su una fessura dulferosa cieca da tenere bene, in cui non si capisce bene come metterci magari una protezione.
I tiri sono di lunghezza variabile, orchestrata tra praticità e discontinuità. Ah, questa vita è tutta una discontinuità!
Davvero fantastica la “quarta” lunghezza, su un alto pilastro inciso da una fessura allarmante, ma affrontabile senza alcuna difficoltà (sempre IV+ però, mah).
Impossibile e al di sopra delle mie possibilità la “quinta” lunghezza(II,IV+), nei due metri che caratterizzano il diedro camino strapiombante, che non ho superato nemmeno mungendo su due friend ed ognissanti, finendo carrucolato dall’alto.
Seguono altre agevoli lunghezze su lame, fessure e muri giungendo infine sulla detritica cima. Mi consiglierei questa pur bellissima via solo dopo una seria revisione ai bicipiti e altri cose simili che non ho.
Con il prode GFB – sordo ad ogni fatica ed anche alle mie urla! -, che munito di gavanut ha liberato i nuts lasciati dalle cordate precedenti (comunicazione di servizio: sapete dove ritrovarli). Saluto con l’occasione i simpatici ragazzi delle due cordate trovate in parete.