Un cuore di ghiaccio a pochi passi dalla Bellavarda
Cielo nuvoloso, dense velature ad alta quota. Ma non fa freddo, l’aria è immobile e non ci sono nebbie. Perchè non andare sulla Bellavarda?
Esito prima di partire da Lities. La voglia è poca, il cielo grigio, le ore 11. Poca voglia di andare in montagna, di muoversi. Tocca sforzarsi un po’, per partire. Intanto si parte, poi vedremo.
I passi scorrono via veloci, e per fortuna mi ritrovo a San Domenico con la voglia ritrovata di proseguire verso la solita Bellavarda di sempre. Dalla vetta appaiono strati di foschia, nuvole alte ed un po’ di sole che filtra sotto la Torre del Gran San Pietro. Sorprendentemente non c’è neve nemmeno nell’ombroso versante nord, in Valle Orco.
Visto che non è tardi ne approfitto per andare finalmente a rivedere il bellissimo lago a forma di cuore, il lago di Pratofiorito, che si osserva bene dalla Punta Marsè, poco distante a fil di cresta dalla Bellavarda.
Un cuore di ghiaccio, come appare oggi dalla vetta della Marsè. Per vederlo meglio, penso che non sia male andare una volta sull’Uja di Pratofiorito. Si erge questa come un promontorio che scende dallo spartiacque che collega la Bellavarda alla Marsè, nel confine tra la Val Grande e la Valle Orco. Non ci sono mai stato. L’iniziale dosso erboso si scende bene. Poi inizia il promontorio: dentini rocciosi ed erbosi, ma nulla di scabroso nelle condizioni odierne. Per aggirare uno strapiombino in un tratto di cresta a zig zag risalgo sotto un tetto dove batto una craniata micidiale. Nell’ultimo tratto erboso, d’improvviso, il cielo si fa mite e sereno.
Dall’Uja di Pratofiorito l’omonimo lago è davvero incantevole. La croce di vetta è datata 16 luglio 1940. Il sole appena uscito è radioso, luminoso. Ma i raggi radenti mi informano che le giornate sono corte ed è ora di tornare in Val Grande dove sono partito. Incrocio alcuni camosci, gracchi, corvi. Evito di aggirare il tetto (grosse craniate!) e lo risalgo direttamente con un passo di III. Tornato sullo spartiacque ci sta bene un riposino sulle calde erbe color oro che coprono questi erti pascoli.
Il sole scappa, scivolo sull’erba ciularina e, più in basso, sulle foglie dei faggi. A Lities, alle 16h il sole non c’è già più e forse questa è l’unica circostanza astronomica messa qui a ricordarci un inverno che non c’è. Ma i contrasti della luce di queste corte giornate donano sensazioni straordinarie, ogni volta uniche.
Non c’è male, da una giornata nata nello sforzo di poca voglia esce questa bella escursione, che non posso che consigliare a chi voglia vedere queste montagne da valli e angoli diversi.
bella !