
Dicono sia arrivato un altro autunno. Ottobre ha risvegliato le nuvole basse e il cielo terso dell’alta quota. C’è da fare un’ultima cima da Malciaussia, prima che la stradina che raggiunge il lago artificiale chiuda fino alla nuova estate.
La Pointe du Ribon si trova in Francia, poco oltre il confine, e rappresenta una valida alternativa all’abusato Rocciamelone. L’unico problema è partire presto, di notte che le giornate sono ormai corte, con temperature prossime allo zero e camminare in totale solitudine. Una bella voglia, anche se devo ammettere che queste camminate solitarie poi si rivelano appaganti. Poi.
L’arrivo a Malciaussia, nel buio e con la nebbia che ricopre la montagna poco oltre il lago è un poco spettrale e inquietante. Non c’è nessuno in giro. Percorro il sentiero che porta al Rifugio Tazzetti, tra pensieri e curiosità. Alla prima luce dell’aurora accelero, voglio entrare nella nebbia che ormai è a pochi passi, e superarla per vedere il sole. A quale quota uscirò dalla cortina grigia?
A meno di 2500m il paesaggio cambia radicalmente e si copre dei colori dell’alba. Le nuvole come d’una magia restano sotto i piedi e si svela una giornata incantevole, senza una nuvola. Le inquietudini svaniscono e ci si sente a casa.
Al Rifugio Tazzetti però il vento, moderato ma freddo, è a tratti fastidioso. La salita al Col della Resta avviene senza toccare neve. Solo pietre scistose consumate dagli agenti atmosferici. Al colle per un attimo ricordo il ghiacciaio sul finire degli anni ’80, la poderosa lingua da piolet traction che costringeva a salire ulteriormente sulle pietre di destra, dove restano oggi segni sbiaditi. Anche i ricordi sono sbiaditi, relegati a qualche vecchia diapositiva o foto di amici di un secolo fa.
Continuo lungo la cresta rocciosa, in modo da passare prima dalla Croce della Pace e dalla Punta delle Cavalle. Fa la comparsa una rugosissima neve primaverile, durissima, che la sogneresti con gli sci… I pendii moderati con il fenomenale grip della neve non necessitano ramponi. Un ultimo pendio tra detriti e neve e sono all’anticima della Ribon. Occorre scendere pochi metri verticali su neve, ma è sufficiente un poco di buona attenzione.
Ed eccoci su questa punta spazzata dal vento, a rimirare panorami e nuovi punti di vista. A dimenticarsi di tutto, per un po’. Il silenzio è rotto solo da qualche folata di vento freddissimo. Peccato, è presto, avendoci messo solo 4 ore a salire avrei potuto fermarmi ancora. Invece dopo un po’ di foto l’aria freschina induce ad una ricerca di un posto più riparato, che troverò nei pressi del ghiacciaio del Rocciamelone (o quel che ne resta). Ma mi fermerò ancora un poco anche al Rifugio, prima di tornare sotto il grigiore del nostro mondo.












Sì, è come sostiene Leonard Cohen. La vita è tutto a perdere. Più si va avanti e più si lasciano cose in giro. E così ho perso un po’ di me su questa brulla cima chiazzata di neve, così come su tante altre salite in questo girovagare tra montagne. Montagne che forse rivedrò, qualcuna forse mai, ma un po’ di sè resta in ognuno di questi incredibili luoghi dell’esistenza.
Ah dimenticavo, ho rubato questa gita a Gp, che a me manco veniva in mente di andare sulla Pointe du Ribon. Chissà se mi perdonerà.
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Grande Marco, come al solito!
solo WOW!! (ma si può fare con gli sci?)
Eh eh eh, magari dalla Francia, lungo la luunga Vallée du Ribon. Dall’Italia la vedo un po’ erta.
bellissima descrizione. Cla.