Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

I più grandi insuccessi

Nel vallone di Sea…

Ora, non vorrei che a questo punto qualcuno possa pensare che io sia uno di quelli che hanno una vita piena di soddisfazioni solo in montagna, di quelli che fuori dalla montagna non valgono nulla e sono dei falliti. Un po’ come diceva Motti, ricordate.

Ebbene no, sfatiamo subito ogni dubbio: la mia vita è costellata di continui insuccessi e fallimenti anche in montagna. Semplicemente, da bravo interprete del terzo millennio, trasformo i fallimenti in opportunità (qualcuno ci crede davvero a sta cosa, tant’è). Ma restiamo seri e vediamo alcuni tra i più rappresentativi insuccessi dell’anno, o almeno alcuni di quelli di cui vado più tristamente orgoglioso.

Volendo andare in ordine cronologico, possiamo iniziare dallo scialpinismo e quindi dalla neve. La stagione è stata la peggiore di sempre. Come un catalizzatore la cui natura la comunità scientifica deve ancora spiegare, ho sempre trovato neve brutta e insciabile per tutta la già magra stagione. Una delle uscite che ricordo con particolare sgomento è stata quella a Rocca Ciarva. Sono i giorni di Natale e siamo colti da un diluvio di pioggia a 2400m. La neve diventa presto una sorta di trappola cementizia a presa rapida, degna delle migliori strutture edilizie antisismiche. Torniamo a valle esterrefatti.

D’altra parte viviamo questo periodo di optimum climatico, con inverni che non sono inverni e estati di un calore abnorme. E allora com’è che in tutte le uscite estive ho sempre trovato un freddo bestia? Freddo sulla Roccia Viva, con festoni di ghiaccio e roccia che ci insidiano la testa; freddo sul Lagginhorn, che avesse anche fatto caldo non ci saremmo offesi; freddo sul Weisshorn, che ce lo siamo fatto andata e ritorno nella neve fino a 3000m; freddo sulla Maria Celeste che sembrava inverno; sempre freddo, poi basta mi sono stufato e sono andato ai tropici.

E poi vengono a raccontarci che fa caldo… Che è pure vero, beffa spietata e crudele. Ma ormai c’è poco da fare per sovvertire il clima, è come la storia dei libri sibillini che racconta Douglas Adams ne l’Ultima occasione.

Ma stiamo a noi. Per la precisione gli insuccessi estivi iniziano già a giugno a Courmayeur, quando torno indietro da una via perchè non mi va di salire… faceva troppo freddo! Sempre nel gruppo del Bianco è questa volta il socio a farmi tornare indietro, mi ha battuto sul tempo!

Anche nel briançonnaise ne combiniamo delle belle. Vorremmo andare a Roche Robert e finiamo a Tete Colombe (per chi non lo sapesse una struttura completamente diversa ad una quota completamente diversa). Nel tentativo di prendere la via più facile finiamo su… vabbè, inutile continuare. Comunque faceva freddo anche lì.

Anche sulla Rossa alla Maria Celeste, un’arrampicata in Val di Susa, sono riuscito a perdermi. Le relazioni non sono certo esemplari e sono ovviamente finito su una sosta un po’ brividosa, fatta da gente che si perde – avete presente quando dovete andare a destra, ma andate a sinistra? E i soci urlano dalla disperazione. Un quadro di rassicurante insuccesso.

Vi sono poi, talvolta, insuccessi coltivati e cercati con cura. Tipo partire da casa senza pianificazione alcuna e andare a perdersi. Magari da soli, così nessuno ti rompe i coglioni perchè ti stai perdendo o vagando senza scopo. Non sanno costoro che ha il suo fascino perdersi. Fallire a volte è una combinazione fine, va ricercata tra le innumerevoli possibilità di successo. Così magari arrivi a 3300m sulla Levanna, ma ti accorgi che i ramponi che hai portato non vanno bene e allora scendi perdendoti nella nebbia del Colombin. Che tornare indietro dalla via di andata pareva troppo scontato.

Un altro bel posto per perdersi da soli è nel Vallone di Sea, tra il bivacco Soardi e il Passo delle Lose, su sentieri esistenti solo su qualche carta del passato o nelle essenziali note lasciate dai pionieri.

Non si pensi a questo punto che in fondo questi insuccessi siano un po’ cercati, da gente che se la tira su mete fuori mano o dal difficile risultato. Non ci sono scuse, riusciamo a perderci anche su mete turistiche e di grande frequentazione, come dimostra il seguito.

Parliamo del Monte Bo, rinomata meta di facile escursionismo nel biellese. Qui abbiamo sbagliato addirittura il punto di partenza, finendo in un’altra valle e su altre cime. Perchè insuccessi e smarrimenti si raccolgono in tanti modi: camminando, arrampicando o addirittura già sulle strade carrozzabili che ci avvicinano nei luoghi dei nostri desideri. E così, pensando di andare sul Monte Bo, siamo finiti a chilometri di distanza, sulla Cima Tre Vescovi. Non è mica male come modo di procedere: parti sperando in una destinazione precisa, ma arrivi chissà dove. Ma guardate cosa ha combinato Cristoforo Colombo…

Verso un’alba di nuovi insuccessi

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