Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Aiguille de l’Argentiere

Traversata per il couloir en Y e discesa dal Glacier du Milieu

L’Aiguille d’Argentiere si trova sopra il paese di Argentiere, nella valle occupata dal Glacier de l’Argentiere. Ottimo appoggio il Refuge d’Argentiere, appollaiato sul fianco sinistro del ghiacciaio vallivo in un punto panoramico di grande pregio.

Poco oltre Chamonix si aprono queste valli glaciali molto aspre, dominate anche da montagne di poco sotto i 4000m, ma assai affascinanti. L’Aiguille de Chardonnet, la punta Isabella, l’Aiguille d’Argentiere. Sul lato meridionale del ghiacciaio appaiono invece le gigantesche Droites e l’Aiguille Verte ed il lungo canale del Couturier. Montagne da lasciare senza fiato per il loro splendore e l’imponenza.

Anche il ghiacciaio d’Argentiere a inizio secolo arrivava a minacciare il paese di fondovalle a circa 1200m. Un inesorabile ritiro lo colloca ora intorno ai 2200m, ma ad impressionare è l’ampio solco lasciato dal ghiaccio.

Si parte da Argentiere perchè la funivia è chiusa. Ci dicono che questo inizio stagione è generoso di neve, ma non è così. Buona parte del ghiacciaio è già in vetro ed il superamento dei seracchi obbliga labirinti delicati e laboriosi. Superato il tratto critico il ghiacciaio si fa più pianeggiante e nevoso. Dopo diverse ore un’ultima breve salita pone termine alla lunga camminata.

Ottima l’accoglienza al Rifugio. Sul terrazzo al sole c’è anche il gatto-gestore Sergio, sabaudo, sonnecchia con aria indifferente e superiore alle attenzioni della gente.

Al mattino la risalita della morena con un po’ di attenzione si può fare senza ramponi, in modo da guadagnare le pietraie ormai spoglie di neve. Sul cono del couloir en Y mettiamo i ramponi e, sorpresa, al posto della cascata di ghiaccio ce n’è una d’acqua. Tentiamo inutilmente di risalirla, ma il torrentismo è impossibile e le picche con mia grande sorpresa non si piantano nell’acqua. Sul punto di tornare indietro scorgo sulla sinistra un diedro verticale ben manigliato, ma non ci credo un granchè. Giusto una battuta al socio – stai a vedere che si passava di lì, come non dice nessuna relazione. Lui la prende molto sul serio, e lo assecondo nella sua bonaria e incrollabile tenacia, che considero giusto un modo per far passare il tempo e non tornare troppo presto.

Si passa, appena un po’ di III (?) e con stupore siamo alla base del canale su ottima neve durissima, solcato al centro da una impressionante rigola di ghiaccio. Risaliamo senza sosta la neve dura, prendiamo il ramo destro che sta in ombra e usciamo al sole della cresta dopo le 9. Insomma, poteva andare assai peggio, io sarei tornato indietro subito! Devo ringraziare Ivano, che ci ha creduto con entusiamo. I polpacci sono a pezzi, ma la giornata è bellissima, l’ambiente superlativo, il panorama incantevole. La breve e panoramica cresta ci porta in vetta, baciata da un sole incredibilmente caldo. L’aria è assolutamente calma e alcune farfalle si librano in questo stato di benessere.

La discesa sarà tutt’altro che agevole. La neve è ancora ghiacciata, anche se la normale è un po’ scalinata e concede qualche sollievo. Però a metà pendio una barra rocciosa ne interrompe la continuità ed obbliga delicati traversi su misto. È impressionante pensare che qui in primavera qualcuno possa pretendere di sciare. Forse in stagioni con neve particolarmente abbondante?

Quel che resta è un interminabile ritorno, passo dopo passo, da sfinimento. Ma circondati da ambienti fantastici che ripagano la fatica del lungo e faticoso viaggio.

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