Distese di prati, ometti e marmotte
Il Monte Gran Bernardè si trova sopra Chialamberto, tra il Vallone di Vassola e quello di Unghiasse, nella Valgrande di Lanzo. Partendo da Vonzo (1230m), si può realizzare una gran gita di oltre 1500m di dislivello su un terreno prevalentemente privo di sentiero e con possibili difficoltà di orientamento. Deve essere questo il motivo per cui finora non sono ancora salito qui.
Meta un tempo amata dagli scialpinisti, penso sia stata negli ultimi anni un po’ dimenticata a causa della scarsa presenza della neve sui versanti esposti a meridione.
Alle 8h40′ di questa mattina decido che è la giornata buona, nonostante il cielo sia piuttosto nuvoloso. Raggiungo il Vallone di Vassola, attraverso il primo ponte, risalgo le rocce montonate e imbocco il primo stretto canale che sale verso l’alto dosso del Bernardè. La salita è faticosa, tu terreno ripido e disagevole. Tra sterpaglie secche e fusti d’erba raggiungo la bastionata superiore, presso l’alpeggio Le Giornate. Il sole ogni tanto fa capolino tra cumuli enormi.
Qui l’ambiente cambia. Pascoli sterminati e pendii meno inclinati, molto aperti. Le prime marmotte, svegliate dal letargo, cominciano a gironzolare; purtroppo non ho portato il mio pesante zoom 300mm. La salita resta faticosa, mi tengo presso lo spartiacque con il Vallone Vassola. Colpiscono allo sguardo i numerosi ometti, di varia dimensione e forma, presenti ovunque. Ricavati forse per strappare pascoli al terreno o segnare confini, oggi restano lì, testimoni muti di un pezzo di storia d’altri secoli.
Presso una marcata sinuosità del dosso si incontra un caratteristico ometto con arco di pietra. Sopra di esso si apre un curioso anfiteatro creato da una dicotomia della cresta della nostra montagna. Un vero e proprio vallone secondario, tributario del Vallone Vassola. Qui comincia la neve che, sorpresa, mi sostiene quasi sempre; ad eccezione di alcuni clamorosi crolli fino in vita.
Proseguo su terreno quasi pianeggiante sfruttando un lieve dosso centrale, fino a dove il valloncello viene sbarrato dalla piramide sommitale della vetta. Attraverso verso destra e infilo un canalino sinistro, la cui percorrenza poi si rivela molto semplice tra sfasciumi: è la strada corretta! La neve da qui diventa abbondante e si sprofonda di un metro e mezzo. Attacco allora il settore centrale della montagna, ormai spoglio di neve, che con un’ultima fatica mi porta in vetta. Sono le 21h00 del 15 marzo. No! Il Suunto ha di nuovo esaurito la batteria e segna cose strane! Sono le 12h07 del 22 aprile 2007 (per una volta ho il telefono).
Ci si sente davvero isolati quassu, circondati da un’ampia raggera di montagne selvagge e splendide.
Ben presto comincia a nevicare. Scatto alcune foto nei buchi generosamente lasciati dalle nebbie che salgono. Bella vista sui laghetti del Seone.
Una pioggia intermittente mi riaccompagna fino a Valle.
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