Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Rosenkrantz all’Uja di Mondrone

Approfitto della proposta di Alessandro per salire una via a cui medito da anni, ma dall’ambiente severo che mi ha sempre un po’ intimorito. La parete Nord dell’Uja di Mondrone, 2964m, Val d’Ala (Valli di Lanzo). Una via in roccia su serpentino rossiccio sporcato da vene di talco e amianto. Una roccia scistosa che contiene però numerosi minerali, lungo la salita ho anche trovato tracce di violano.

Buona occasione anche per festeggiare i 150 anni dalla prima salita all’Uja!

Dal momento che manca acqua al Bivacco, dopo una rocambolesca organizzazione, decidiamo di salire al bivacco Molino in serata. Una bella passeggiata al chiaro di luna e nanna alle 22h. Al mattino partiamo tardi, approfittando delle previsioni che danno gran bel tempo. Alle 9h30′ siamo all’attacco, ma siam partiti dal bivacco poco dopo le 7h. L’attacco si è fatto un po’ cercare.

La via presenta passi di IV e non manca un IV+. A parte pochi chiodi arrugginiti è tutto da proteggere. La mia idea è di fare da zavorra, sperando sui tratti più facili di riuscire ad aiutare il mio primo di cordata. In realtà poi il socio non ricorda più bene la via, le ore passano e per non perder tempo occorre fare qualche tiro alternato. Ragion per cui il mio aiuto questa volta è stato un po’ più contributivo. Una buona occasione per fare un po’ d’esperienza su una via con tiri di III sostenuto e verticale in cui non trovi una protezione in 60m di lunghezza di corda. Sono poco abituato a queste situazioni, così il III mi sembra subito IV, sovente i passaggi sono ciechi, non sai cosa ti aspetta e sbagliare di qualche metro potrebbe essere pericoloso! In realtà vinta l’ansia si sale sempre e ogni tanto riesco pure a mettere qualche friend.

Trovare l’attacco non è facile, persa una buona mezz’ora cominciamo a salire il gran diedro che solca la parete. Un tiro di IV- mi impegna parecchio, tra pochi chiodi arrugginiti. Ale si rivela più volte un gran segugio nell’individuare la corretta via nel tiro sul diedro fessurato, e vince anche il successivo tiro che porta al terrazzo che precede la lunghezza chiave. Che bello fare il secondo, per la mia prima volta su una parete così è molto confortevole. Il socio sale anche la lunghezza chiave, ma arrivato al passo finale decide di farsi calare e far provare anche un po’ a me cosa vuol dire. Urka! – penso, – è impazzito! Ma la roccia in questo tratto è buona e riesco a superare il ribaltamento sul terrazzino che precede la sosta. Successivamente mi tocca un gran traverso che decido di nominare Traverso degli Dei in ironico paragone con quanto si narra in riguardo ad alcuni passi sull’Eiger. In effetti un volo qui sarebbe pur sempre nel vuoto più totale, con gran pendolo e un eventuale difficile recupero.

Superati i tre quarti della salita le difficoltà maggiori sono finite, ma è proprio qui, su un III sovente sostenuto che il peregrinare per trovare il passaggio migliore  si rivela una gran perdita di tempo e energie. Fino all’uscita sulla vetta, salutata dal caldo sole del pomeriggio. Sono le 16h, per fortuna le previsioni meteorologiche si sono rivelate corrette. Il vento non è stato troppo freddo nonostante l’ombra della parete.

Oltre che all’attacco, la maggior parte del tempo l’abbiamo persa proprio nell’ultima parte, dove nessun chiodo indica la via, dove è difficile posizionare friend o nuts, dove i giri di corda rendono problematica la salita.

Per il resto si tratta di un’esperienza indimenticabile, su una parete estremamente severa, circondati da baratri impressionanti. La salita è stata una vera avventura nel cercare l’itinerario migliore, e devo ringraziare Ale che mi ha guidato e incoraggiato nei momenti in cui la mia perplessità (eufemismo: una gran caga!) cominciava a prendere il sopravvento. A conti fatti nessun rischio corso, ma è stata una salita all’insegna della scoperta e dell’esplorazione. Una sensazione che consente di portare un pensiero ai primi apritori, alla lora audacia. Gli arrugginiti chiodi degli annni ’30 restano i soli muti testimoni della loro impresa. Ambiente indimenticabile!

Relazione di salita sul mio sito.

Poche foto stavolta, ma qualcosa c’è:

Rosenkrantz-01
Ultime luci sull’Uja
Rosenkrantz-02
Bivacco Molino
Rosenkrantz-03
A monte del Molino
Rosenkrantz-04
parete N
Rosenkrantz-05
Sullo zoccolo in cerca dell’attacco.
Rosenkrantz-06
Prima lunghezza.
Rosenkrantz-07
Entrando nel gran diedro
Rosenkrantz-08
Tipiche protezioni…
Rosenkrantz-10
Il tratto chiave
Rosenkrantz-11
Ale sul tratto chiave
Rosenkrantz-12
Il terrazzone
Rosenkrantz-09
Ale
Rosenkrantz-13
Il canale finale
Rosenkrantz-14
Vetta
Rosenkrantz-16
Levanne
Rosenkrantz-15 Gran Paradiso.

5 thoughts on “Rosenkrantz all’Uja di Mondrone

  1. Grazie…

    Claus, non ho ancora letto la Rivista. Appena mi arriva sono curioso di leggere!
    Mi spiace non aver potuto fartelo sapere prima: se sei abituato al tipo di ambiente ti saresti probabilmente divertito parecchio!
    Io sono molto soddisfatto da questo itinerario, mi aspettavo solo meno giri di corda e dubbi interpretativi. E` una parete incombente, 500m spettacolari!
    A presto!

  2. molto bene, adesso inutile dire che prima o poi mi dovrai portare su! naturalmente come zavorra. complimenti a tutti e due. ciao ci vediamo a vonzo.

Commenti

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