Il Ciarforon è una bellissima montagna, alta 3642m, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso. La vetta è costituita da una grandiosa cupola glaciale, a cui si allaccia, sul versante S, una verticale parete rocciosa che sprofonda in Valle Orco. La pietra è costituita da uno splendido gneiss occhiadino, a tratti protogino. Una montagna inconfondibile, la cui particolare struttura si nota anche da molto lontano.
La nostra ascensione riguarda la semplice parete E-NE, percorsa da una via d’arrampicata di I e II grado, spesso percorsa in discesa dai ghiacciatori che salgono la ripida parete N. La prima parte è arrampicata facile e continua, fino alla spalla (la quota 3492m) che sostiene la calotta nevosa sommitale.
In discesa completiamo l’attraversamento della montagna percorrendo la parete S-SW, costituita da massi accatastati, paretine, sfasciumi e rocce rotte, detriti. Quanto di meglio per un continuo pericolo di caduta massi, sconsigliata in salita per i detriti che, passo dopo passo, ti riportano un poco a valle; viceversa in discesa aiutano un poco.
Il punto d’appoggio è il Rifugio Vittorio Emanuele II, preso d’assalto dagli alpinisti che puntano alla vetta del Gran Paradiso. Non troviamo nessuno invece salendo alla nostra meta. Solo un alpinista francese solitario, che nei pressi del Colle di Moncorvè, alla base della parete, rinuncia. All’attacco abbiamo faticato un poco. Per errore ci siamo lasciati tentare da un sistema di corde fisse che fascia la parete sul lato valdostano, dove però si trova un ripido colatoio in ghiaccio vivo. La parete va invece approcciata sul lato canavesano (orientale), seguendo alcuni ometti. Un solo passaggio, un po’ più verticale costituito da una fessura-camino, prelude alla base della caratteristica calotta. La via è comunque ben rintracciabile, tra cordini, soste con fettucce e maillon, ed addirittura qualche spit! La calotta presenta un tratto mediano assai ripido, forse oltre i 30°, ma se non è ghiacciato non presenta problemi (è il nostro caso). La vetta è immensa, pianeggiante, trova anche posto un incredibile laghetto, tra la calotta glaciale e la poco più bassa vetta rocciosa. Una pala di un elicottero, infine, testimonia un incidente di decine d’anni or sono.
In discesa, sul delicato versante SW, troviamo due alpinisti che percorrono un noto canalino a 45° che solca la parete. Una alternativa alla normale che tra cengie e massi scende senza percorso obbligato sulla sinistra idrografica del canalino. Noi ovviamente abbiamo sbagliato e siamo scesi sulla destra idrografica. Anche in questo caso si riesce a scendere senza drammi (discorso a parte per me che sono negato in discesa), mentre alcune fettucce abbandonate indicano possibili punti di calata nei tratti più scabrosi. Oltre il canalino si approda su un nevaio, cui segue un pendio di detriti mobili, quindi il ghiacciaio alla base della Becca di Monciair e da qui un lungo traverso fino al Rifugio.
Una gran bella montagna, il Ciarforon. L’itinerario percorso da noi è semplice, ma non banale, da valutare con attenzione e richiede minime capacità d’arrampicata su roccia e misto. Panorama spettacolare dalla vetta, così gradevole e appagante. Il Ciarforon è davvero poco visitato rispetto alla limitrofa vetta del Gran Paradiso, ma a chi lo sa apprezzare riserva una sicura immensa soddisfazione.
Impresa portata a termine con Graziano, con il quale quest’anno colleziono laghi di vetta!
E bravi ragazzi! Avete scelto una bellissima giornata!
ciao marco
Cavolo! che bella gita, Bravi!
Io alla fine sono saltato dalla Francia alle Dolomiti…Mi ero fermato in Val Chisone per un paio di salite che mi interessavano ma il tempo è stato brutto