Tempo d’autunno, tempo di viaggi. Sarà che in questa stagione mi coglie un calmo pessimismo, quando Paolo mi propone questa salita mi assillano alcuni dubbi. Si tratta di una montagna alta oltre 3200m, molta neve è già venuta e non so quanta ne sia andata via a quelle quote. Inoltre si tratta di un itinerario di tutto rispetto, valutato unanimemente PD+ nella letteratura di Internet (ecco una buona relazione trovata on-line). D’altro canto il tratto impegnativo è breve, la cima è individuata da un bel torrione di calcare in cui la via normale sale il versante di minor sviluppo, quello SE, sui 100m. Questa bella cima si trova sulle Alpi Cozie, tra Pontechianale e il Colle dell’Agnello, in Val Varaita (Piemonte). Sono curioso di vedere come appaiono da lì le Alpi Marittime, che dalle Valli di Lanzo si notano solo nelle limpide giornate come lontane, vaghe e indefinite creste dentellate.
La giornata è stata bellissima, di un cielo terso come mai visto, il clima mite, direi caldo per la stagione. In circa 1h arriviamo alla Sella d’Asti, dove parte l’arrampicata per il torrione finale. Nella prima parte abbiamo trovato un po’ di neve, la roccia adombrata dal Torrione Gina è freddissima. Superato il primo salto il sole sbuca come un premio, si fila via a sinistra per una cengia presso uno spuntone che muore alla base dell’ultima verticale parete di circa 30m. Si torna a destra su una cengia ascendente, si gira uno spigolo e un ultimo salto verticale porta alla sosta con un cavo metallico. Ultimi facili metri e siamo in vetta. Panorama grandioso. Le Alpi Marittime appaiono come vicine, vaghe e indefinite creste dentellate. Meraviglioso il colpo d’occhio sul Delfinato, ma anche sul Rosa, Cervino, Gran Paradiso e Monte Bianco, che pur lontani appaiono molto evidenti. Spettacolare la cupa visione sul verdastro e incombente Monviso, che domina la zona con la parete N.
La discesa può essere accorciata con una doppia di 30m che dalla sosta metallica accennata in precedenza conduce direttamente sulla parete Sud, fino a ricongiungersi con la cengia percorsa dall’itinerario normale. Salendo non ho usato la corda, ma per chi vuole si trovano nei punti più delicati vecchi chiodi e alcuni ancoraggi sicuri. A mio parere PD+ è eccessivo, è sufficiente un PD- (vista anche la breve sezione finale), le difficoltà non superano il II. Beninteso, alpinisticamente, salendo nel punto più facile, ovvero in questo caso seguendo le sbiadite tacche verdi. Questo non toglie che si tratti di una via delicata, con arrampicata a tratti verticale, non mancano traversi esposti.
Contornando la parete S al ritorno abbiamo notato una fila di spit recenti che sale diretta verso la vetta. Non conosco altre vie qui, ma sapendo che ne esistono di moderne e ben protette su questo bel calcare ci avrei fatto un pensiero!
Un particolare ringraziamento a Paolo per aver proposto questo bellissimo itinerario e l’ottima compagnia.
Il Pic d’Asti è stata una bella scoperta! Resta un delicato ricordo degli ampi spazi di questi ambienti, l’isolamento della lunga Val Varaita, le ultime transumanze dai magri pascoli ormai color oro, un senso di pace e tranquillità che sembra diffondersi nel vento asciutto d’ottobre oltre ogni confine.