Parete Ovest-Sud-Ovest
Giornata oggi d’eccezione, in ogni senso. La parete WSW della Punta Chalanson (3466m) è una bella distesa nevosa di 250-300m, ampia e regolare. Le pendenze non superano i 45°. Quest’anno c’è ancora tanta neve e la speranza è che sia ancora in condizioni, senza ghiaccio vivo. I nevai che si incontrano salendo verso il Pian Gias, punto d’attacco della parete, sono ancora numerosi.
La parete è in ottime condizioni, si sale quasi senza far sicura in linea retta verso la vetta. Solo il settore centrale è ormai assai duro, entrano solo le punte dei ramponi affaticando un poco i polpacci, ma nulla di rilevante. Io e Graziano arriviamo in vetta sotto un caldissimo sole mentre uno sci-ripidista inizia la sua discesa. Il panorama è gradevole, la parete mi ha veramente entusiasmato: bella, estetica, divertente, mai difficile. Nessun rischio corso, nessun superamento di sè stessi e ardue imprese che sovente si leggono dell’andare in montagna. A me piace la montagna così, leggera e appagante. Riesco anche a fare alcune foto durante la salita.
L’idea è di concatenare la Piccola Ciamarella. Ma dopo aver percorso il primo delicato tratto di cresta rinunciamo causa neve acquosa e inaffidabile. La discesa dal Colle della Piccola Ciamarella al ghiacciaio sottostante, pur essendo ripidina (40-45° max) non è pericolosa perchè gli scarponi affondano generosamente nella neve. Preferiamo la discesa diretta del colle anzichè un meno inclinato traverso sopra fasce rocciose dove una caduta potrebbe avere effetti poco igienici.
Al termine del ghiacciaio, causa abitudine, ci sleghiamo e deponiamo gli attrezzi tecnici. In realtà quest’anno la neve continua ancora senza interruzione fin sotto il pianeggiante Pian Gias. Per lunghi tratti scendiamo scivolando piedi o fondoschiena i pendii nevosi. Ma man mano che si perde quota la neve si fa a tratti più dura e trasformata, episodicamente ruvida e gelata. Un’eterogeneità fastidiosa che suggerisce prudenza, anche se i pendii sono ormai semplici.
Mancano trenta metri al pianoro. C’è una fascia montonata preceduta dagli ultimi tre metri ancora un po’ inclinati, poi è finita. Penso che se lì in mezzo c’è neve dura e mi parte un piede non dev’esser divertente. Dovrei rimettere i ramponi, anche solo per tre metri, o almeno prender la picca. Io sono assolutamente negato in discesa, ma vista la brevità del passo decido di procedere lo stesso, con cautela. Male. Bastano tre metri banali per farsi molto male. Scivolo e mi frantumo dopo tre metri sulla placca montonata. Il ginocchio fa malissimo, per un po’ resto immobile con formicolio a piedi e mani. Mi riprendo e scendo zoppicante verso il Pian della Mussa con gli arti rimanenti.
Nessuna rottura, ma nessuna prognosi: il ginocchio è grande come una casa, giustamente irritato nei miei confronti e conoscendolo terrà il broncio per un po’; ma è stato bravo perché poteva andar peggio. Per ora non so quando tornerò quantomeno a camminare…
Gli incidenti capitano sempre (o quasi) quando si abbassa la guardia o si ha fretta di tornare a casa. La montagna non è come la città dove bisogna sempre correre (per andare dove non si sà) ma è una sorta di rifugio da tutto ciò e come tale va interpretata in modo più tranquillo. Tutto ciò per dirti che la prossima volta quando ti ritroverai a dover affrontare un tratto in apparenza banale dai retta alla parte razionale del cervello ;-).
Ciao,
Erika.
Non è stata questione di frenesia, ma davvero solo questione di un attimo… scivolato via! Purtroppo tanti ne scivolano via, ma alcuni sono più cruciali ed importanti di altri.
A priori non è facile valutare… 🙂
Ciao
accidenti! pure io ho fatto stupidate così…capita, la stanchezza, l’abitudine… ti auguro sinceramente di rimetterti al più presto!
Ti ringrazio molto Claudio, spero davvero di tornar presto a posto!
@ erika … non è tutto così lineare ed assoluto in alpinismo. a volte correre significa essere sicuri..lentezza vuol dire aumentare i pericoli oggettivi. in altri contesti invece la lentezza può e deve essere vissuta in pieno. tutto dipende dal contesto
Mi dispiace ma non essere troppo intristito, piccoli incidenti così capitano abbastanza frequentemente. E poi borsa del ghiaccio, una pila di libri, qualche bibita servita e tutto passa in fretta per tornare a correre sui monti, ehm…magari non in discesa
Eh sì, va presa con… letteratura, ne approfitto per far fuori gli arretrati di Tex 😉
Perbacco! Le inventi tutte pure di non far le Levanne con me! A parte gli scherzi …. aspetta che il gonfiore si assorbi, se la mobilità articolare c’è hai solo bisogno di un buon riposo … consiglio una buona tonificazione delle gambe, in special modo della parte bassa dei quadricipiti, quella che tiene sotto controllo l’articolazione (leg extension, pressa, squat, affondi). A presto…guarda che ci conto per le Levanne…entro settembre! 🙂
Visto che roba? Ach!
Penso proprio che ti chiederò qualche parere sul programma riabilitativo, io che ci capisco poco di… leg extension. Prepara un buon programma, così mi aggiusto in tempo per la Levanna 🙂
Gita spettacolare!!! complimenti!!!!