La Punta Quinseina è una montagnola che non può passare inosservata dalla pianura canavesana. Fa parte delle prime vette alpine che si incontrano salendo dal piano; con il suo sviluppo a tronco di cono, enorme, imponente e la neve che ne ricopre a volte solo i tre quarti superiori ricorda un po’ un Kilimanjaro.
La vetta è articolata in una lunga cresta arcuata, che termina a meridione con la P.ta Santa Elisabetta. Nostra meta.
Le previsioni promettono vento e clima rigido per la stagione. Dopo le recenti umide e miti nevicate, le condizioni ideali per il firn marmoreo! Che odio in modo particolare. Per di più quel maniaco del jcr crede di farmi scendere il canalone di S. Elisabetta, un bell’imbuto slanciatissimo le cui pendenze superano anche i 30°! Pendenze che mi divertono solo se c’è un metro di neve fresca. Altrimenti mi incarto alla prima curva facendo i restanti 1000m di dislivello in rotolata libera. Per me la neve ormai è solo polvere, poudreuse, Canada… – ma che Canada, a vedere Vancouver pare che l’optimum climatico sia arrivato anche là.
Tuttavia, per ragioni che non saprei riepilogare, ci troviamo questa mattina proprio ai piedi del Quinseina, risalendo l’ampia conoide in direzione della vetta meridionale, sopra Santa Elisabetta. Jcr, con un gesto di slanciato azzardo, per convincermi che il firn marmoreo è solo un’invenzione dei cuneesi lascia pure a casa i coltelli – ma qualcosa mi fa pensare che li abbia in realtà dimenticati.
Le temperature, mitigate dal sole radioso, risultano sorprendentemente meno fredde di quanto promesso. Il vento è fastidioso, e crea a tratti lastre di neve dura, ma nulla di insuperabile pur senza coltelli. Più in alto sotto una piccola crosticina permane addirittura una po’ di neve polverosa. Ma quel canalone mi inquieta lo stesso.
Arriviamo in cima superando gli ultimi ripidi metri che difendono la cresta enfatizzata da accumuli eolici. Ci prepariamo alla discesa su una vetta poco a nord della sottostante croce bianca.
La prima parte è in neve ancora profonda, solo a tratti lavorata dal vento o pesante. Scendo con prudenza, mentre Jcr cerca il tratto più ripido partendo dal vertice sommitale raggiunto.
La prima parte non è poi così male, gli sci fanno presa anche se sotto ogni tanto si rivela qualche breve dura lastra.
Verso il centro del canale la neve diventa molto più compatta ed acquosa. Non la comprendo e fatico a fare le curve per me sempre troppo veloci. Con quegli sci che, fuori dal metro di neve cui sono abituati, vanno un po’ a casaccio. Qua e là gratto qualche pietra. Fatto sta che alla fine mi convinco che non c’è nulla di rischioso e me ne esco dal canale pure bello divertito! Alla fine del canale la neve è completamente acquosa e tiene molto bene. Sul firn primaverile torniamo fino alle macchine, dove la neve sparisce per lasciar posto all’erba ed alle pietre.
Si è trattato probabilmente di uno degli ultimi giorni per fare questa cima assolata prima dello scioglimento. È stata una bella scoperta, una nuova vetta, una nuova esperienza su un tipo di neve un po’ particolare; ma alla fine è stato divertente.
wow, che foto meravigliose!
grazie, la bella giornata e l’ambiente aiutano 🙂
Compimenti bel canalone!
la rassegna non è finita..! Tra un po’ metto anche il consueto video jcr comm 😉
Si prende freddo, ma almeno ci si diverte come matti.