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Il Vallone del Bourcet appare incassato e pittoresco, all’ultimo momento, salendo la ridente Val Chisone. Dopo giorni di pioggia i colori della primavera sono brillanti, l’aria è pulita, la temperatura è quella ottimale per salire le pareti esposte a sud. Torna la voglia di arrampicare, di sole caldo, di concentrazioni sulla roccia e movimenti d’equilibrio.
A Roreto grattiamo via due pezzi di case che individuano una troppo stretta stradina che porta al parcheggio posto all’imbocco del Vallone del Bourcet. Una piacevole camminata di pochi minuti porta alla base delle vie. Lo spigolo reca il nome alla partenza, in ogni caso è assai evidente. La roccia è gneiss fine e fortemente aderente, foggiata a diedri e fessure. La struttura ricorda, in piccolo, le selvagge pareti del Vallone di Sea.
Oggi faccio da zavorra (bella la vita da zavorra!), tirano Renato e Fabio. Fin dalle prime lunghezze s’intende la natura dell’arrampicata: spigoletti, diedri, fessure, strapiombini, maniglie agognate qua e là. Si risolve tutto con spaccate e lavoro di fessura. Una via di taglio classico, con prese da tenere vigorosamente, ma allo stesso tempo non mancano movimenti un po’ atletici e tecnici.
La lunghezza esemplare, memorabile, è la quarta: diedro-camino, tettino, fessura, dulfer, spaccata d’uscita. La roccia è salda e aderente. La vista sul torrentello sottostante ricorda quei canyon da Willy il coyote.
Dalla croce di vetta si scende per un ottimo sentiero attrezzato. Si torna così alla base, posta sulla stessa stradina che percorre il fondovalle illuminato dai colori della primavera.
Grazie a Fabio e Renato per la bella giornata passata sulle verticali pareti del Vallone del Bourcet.
che bello! è da tanto che ho in mente di farci un giro, mi sa che questo è il periodo giusto
Ciao Claudio!
Sì, questo è senz’altro il periodo giusto per arrampicate di bassa-media quota. Questa paretona mi ha ricordato un po’ certi diedri del Vallone di Sea 😉 😉