Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Lazin e il mistero dei cerchi di pietra

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Il succo della storia fin qui. Dopo aver visitato e salito un po’ di vette, laghi, ghiacciai ed altre curiose formazioni montane ci diamo ora alla ricerca dei patterned ground. Si tratta di forme bizzarre che assume un terreno detritico regolare e permafrostato, sottoposto alla continua tortura dei venti e del rigelo.

Quello che succede, per farla breve, è che il terreno prende forme intricate di trame poligonali, striate, oppure rotonde. Quale sia la dimostrazione di come si originano questi tessuti non la conosco; chissà, magari per dimostrarli ci vogliono equazioni differenziali non lineari ed il calcolo numerico. Sta di fatto che esistono, in alternativa se proprio volete potete pensare ad un’opera degli ufi con annessi atterraggi di astronavi.

Il posto dove andiamo a vedere queste curiosità è una montagna che già nel nome la dice lunga: la Piata di Lazin. Si tratta di un lungo e piatto promontorio roccioso, una sorta di enorme scorpione di pietra posto oltre i 3000m di quota in Val Soana (PNGP). Ci si accede con una camminata di circa 2300m di dislivello a partire dal recondito paesino di Lasinetto. Se il dislivello dovesse sembrare agevole(?), c’è da dire che anche lo sviluppo è eterno. Un viaggio un po’ lungo e faticoso, ma ne vale la pena.

Un momento, ma ne vale davvero la pena? Io mi sono mezzo disancato su di lì. Eppure sì, a parte un tratto iniziale prima del lago l’itinerario è sempre vario, interessante, piacevole, mai noioso. Ben segnalato fino alla Bocchetta Fioria, ed evidente in seguito. C’è il meglio che sa dare la selvaggia Val Soana, i suoi luoghi selvaggi e dimenticati regalano un’esperienza indimenticabile per rompere la routine della vita quotidiana.

Attraversiamo le casette di fondovalle con la riverenza dovuta a quegli angoli un po’ incantati dove il tempo pare non scorrere. E poi la salita nel bosco umido e coperto di muschio, le rocce rosse del torrente, i larici che si coprono di autunno, la luna che cavalca le cime. Pascoli e piccoli crutin precedono enormi placconate di rocce montonate. Il lago di Lazin rapisce una totale contemplazione, con la sua baita, i colori delle acque, il loro ribollire, l’isola della felicità.

Superiamo il casotto del guardaparco, e prendiamo un vallone angusto, tormentato da morene impossibili che precedono la Bocchetta Fioria. Qui il panorama è improvviso, reso ancor più prezioso dalle perfette rocce montonate che solcano la cresta sud-est della Piata. Le risaliamo fino in punta, fino a quando si apre lo sterminato pianoro sommitale. Il fine detrito è talora così intriso d’acqua che pare di camminare su una specie di sabbia mobile. I cerchi sono molto evidenti e interessanti, da osservare con stupore.

Arriviamo alla quota 3108m dopo un cammino di quasi 5h. Foto e panorami a perdita di vista nella calma imperturbabile del cielo di ottobre. Segue poi una lenta discesa con annessa immancabile ravanata per non tornare fino alla Bocchetta. La discesa diretta al lago superiore di Lazin è comunque agevole, da fare a casaccio tra valloncelli e pietraie.

Dopo un paio di autunni sfigati ho imparato ad adorare ottobre con i suoi colori, l’aria tersa e calma, le nuvole basse, la sensazione di tranquillità fuori da ogni tempo e dal mondo. Oggi con Paolo e Clà. Un Grazie eterno a Clà (la donna bionica), sempre ispirata per escursioni straordinarie e ardimentose, a cui devo l’idea e la curiosità per questo magico posto.

Approfondimenti:

  1. Documento del Parco Nazionale del Gran Paradiso
  2. Soil properties in the sorted patterned ground of Piata Lazin, NW Italy
  3. D. Cat Berro, L. Mercalli – Clima, acque e ghiacciai del Gran Paradiso, SMI, pag.113

5 thoughts on “Lazin e il mistero dei cerchi di pietra

  1. La Piata è uno dei miei sogni nascosti di Val Soana… l’abbiamo sfiorata anni fa dal vallone di Umbrias ed il Passo di lago Gelato, ma eravamo dal lato sbagliato del castello. Complimenti per la sfacchinata! gp

  2. “dislivello agevole?!” 😉

    …c’è gente che tutto quel dislivello in giornata – forse – se lo fanno solo se c’è da raggiungere un vetta…

    …figuriamoci per una “piata”…

    Complimenti per l’ardimento di Clà.

  3. Foto stupende (come sempre!!). Descrizione poetica.
    Ma alla bocchetta Fioria, non ci si arriva anche da Ceresole? Mi sembra di esserci stato qualche anno fa. Stasera guardo la cartina.

  4. Ho controllato sulla cartina. Esiste un’altra Bocchetta Fioria, sulla cresta nord del Monte Unghiasse, lo separa dalla punta di Pelousa e ci si va partendo da Ceresole. Li ero stato io. Certo niente in confronto alla sfacchinata che avete fatto voi, ma comunque un posto bellissimo.

Commenti

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