Periodo di incredibile gioia nel massiccio del Bianco. Il tepore improvviso che si è succeduto al freddo primaverile è riuscito ad innescare ottime condizioni sia sugli itinerari glaciali che su quelli su roccia. Non resta che l’imbarazzo della scelta. La nostra meta ricade nell’Aiguille de Rochefort per l’omonima cresta.
Si tratta di una super classicissima della zona del Rifugio Torino. La partenza è subito una gran consolazione per l’ormai non abituale mancanza del freddo, anche se sappiamo che questo potrebbe mandare in pappa la neve al ritorno. La salita alla gengiva è molto interessante, in ottime condizioni si trova il pendio iniziale sotto il pilastrino indicatore. La salita è tutta tra roccette e neve trasformata e tracciata. Non mancano tratti molto ripidi oltre i 45°.
L’ingresso nella sala da pranzo è straordinario, dominato dalla mole del Dente del Gigante. Qui inizia la cresta: una linea esile ed aerea, dal profilo affascinante e delicato, interrotto da torrioni e ornato da piccole cornici, con la famosa meringa. La prima parte è bonaria e divertente, benchè molto delicata. Poi comincia qualche saliscendi. Essendo quasi tutti lungo il versante nord non ci sono problemi con la neve, che pur offrendo un gran entusiasmo richiede estrema attenzione ogni istante. Infatti la cresta non consente quasi nessuna possibilità di assicurazione, a parte la consueta conserva in corda tesa…
Il castello dell’Aiguille presenta diversi punti di salita. Noi abbiamo percorso la cresta fino al termine, poi attaccato sotto una larga parete di placca compatta, da contornare verso destra fino ad un largo spigolino (friend incastrato). Da qui si risale verso sinistra sullo spigolino, si può ignorare una sosta in masso incastrato e giungere ad una sosta di calata su fix pochi metri oltre.
La seconda lunghezza prevede di continuare a sinistra, entrare in un ampio canale/diedro da risalire su rocce rotte e ghiaccio. Si ignora una sosta a metà canale per spuntare sulla cresta a pochi metri dalla vetta (sosta su spuntoni). In discesa due doppie sulla verticale da 30m: da qui e alla prima sosta indicata in salita.
Panorama da far strasalire, indimenticabile, dalla vetta.
La discesa della cresta obbliga un po’ di apprensione solo per quei pochi passi in pieno sud, ormai in neve pappa, all’inizio, poi si va via bene. Un po’ noiosa per la solita pappa su misto la discesa dalla gengiva, fino al comodo salto della terminale.
L’intero itinerario grazie alle ottime condizioni è stato percorso in conserva, tranne l’arrampicata all’Aiguille, portata a termine con due semplici tiri ridiscesi in doppia. E dopo il comodo salto della terminale ecco finita una superclassicissima che inseguivo da anni! È così difficile trovare bel tempo e buone condizioni: questa volta, per questa cresta, ce l’abbiamo fatta al primo tentativo. Indimenticabili le visioni della cresta e del Dente. A Giorgio e Paola va tutta la mia gratitudine per aver condivido il piacere e l’entusiasmo per questo itinerario.
Complimenti Flaco.
Ambiente straordinario.
E’ un sogno anche per me… amo le vie di cresta.
Chissà… forse un giorno… 🙂
veramente un annus mirabilis… e siamo (siete…) soltanto ai primi di luglio!!
Grazie perche’ oltre all ambiente magnifico siamo una cordata veramente affiatata….emozionante….
Un Appluaso! XD