
Quei viaggi un po’ più lunghi e desiderati sono quelli che più si colorano di fantasie e immaginazioni.
È forse dalla pianura vercellese e più ad est ancora che il Monte Rosa appare con la sua vertiginosa parete “himalayana” che precipita sul versante di Macugnaga. Da lontano l’apparato sommitale si mostra contrassegnato da due minuscoli vertici poco più alti di 4600m. Il primo, più tozzo e imponente, è la Punta Dufour ed è la massima elevazione del Rosa. Il secondo, più a nord, si dirama come punto di sfogo di una lunga ed elegante cresta.
Questa seconda vetta è la Nordend. Un po’ a margine, a sè stante, slanciata e con una struttura del tutto particolare riveste un fascino che cattura chi si ferma ad osservare.
Se ci avviciniamo, oltre all’impressionante parete meridionale, ben visibile anche dalle vette Gnifetti e Zumstein, calamita lo sguardo anche il versante svizzero, dove un enorme ghiacciaio sospeso si adagia lungo il fianco della montagna. Dal Monte Rosa Hütte la vetta appare con la sua glaciale parete settentrionale, al culmine del grande Ghiacciaio del Monte Rosa.
È presto detto quindi perchè, a giudizio di chi scrive, la Nordend possiede un fascino misterioso ed estetico che la fa preferire alla blasonata Dufour, con la quale condivide gran parte dell’itinerario scialpinistico di salita dal Monte Rosa Hütte.
Così rieccoci tra queste strepitose montagne del Vallese, dove un trenino carico di entusiasmo (ma anche di zaini pesanti) ci porta alla stazione di Rotenboden, davanti alla spettacolare parete nord dei Breithorn. Ogni volta che si alza lo sguardo è impossibile rimanere indifferenti alla presenza di queste montagne. Dalla stazione un sentiero balcone si abbassa sul ghiacciaio vallivo Gornergletscher e risale verso il rifugio. Un rifugio nuovo e funzionale, costruito su criteri ecologici e di autosostentamento energetico.
La notte ci vede risalire il ghiacciaio del Monte Rosa, un interminabile pendio nevoso dalla pendenza mediamente minima, a parte un primo tratto sopra il rifugio. Solo l’ultima sezione che sostiene la Sibersattel, il colle di confine che unisce la Nordend alla Dufour, è un po’ più ripida e si snoda in un labirinto impressionante di seracchi e crepacci che sembra scaturire da un fantasioso disegno di coreografia naturale. Nel frattempo ci sono i colori pittoreschi dell’aurora e un’alba che sorprende la luna sopra i Lyskamm.
La giornata è splendida, ma l’arrivo al colle si fa pesare per la mancanza di ossigeno. Sul versante italiano domina un mare di nubi livellate. Abbandoniamo la folla che sale alla Dufour per percorrere la lunga e facile cresta nevosa. Le condizioni sono ottimali. Solo la fatica è eccessiva.
Normalmente man mano che ci si avvicina ad una vetta le sue forme tendono a divenire più compresse, meno slanciate. Questa invece appare sempre più acuminata. Fino all’unico passo su roccia, pochi metri sotto la sommità. Molto esposto su Macugnaga, davvero da brivido, un baratro improvviso alla Willy il Coyote. La neve ammanta la vetta in ogni suo lembo. Una cima troppo appuntita, che saliamo a turno per fare due foto e vedere il mondo da lassù. Il panorama è indescrivibile, commovente.
Poi ci sarà da dire del tentativo di salire sull’affollatissima Dufour, dove ci cascano in testa pietre, picche e persone, ma anche della bella discesa con gli sci sul docile ghiacciaio. Intatto resta il sogno di questi ambienti straordinari e di una montagna che non delude, passo dopo passo sorprendentemente fantastica nella passione degli istanti e nei ricordi di domani.

























Due parole sulla logistica: si arriva in auto a Täsch, si sale in treno a Rotenboden passando da Zermatt. Si dorme al Monte Rosa Hütte, si sale alla vetta e si torna al rifugio, dove è possibile sostare nuovamente per poi tornare con calma. Ringrazio Ziano il flippangher e Giovanni per l’ottima compagnia. Un saluto al simpatico gracchio che ci ha accompagnato fino in vetta!
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“Quei viaggi un po’ più lunghi e desiderati sono quelli che più si colorano di fantasie e immaginazioni.” – ben detto! Mi dico sempre che bisognerebbe viaggiare di meno e sognare di più! Belle foto e emozioni. Un saluto!
Azz, dissi che era la gita dell’anno, ed aimè a causa del maltempo rischia proprio di esserlo…