La Becca di Gay è una delle cime poste nel cuore del Parco del Gran Paradiso, a dividere la Valnontey dalla Valle Orco. Famosa per la parete nord ed il canale Baretti, presenta tuttavia anche una più semplice via normale, molto apprezzata dagli scialpinisti.
Come ormai d’abitudine ne approfitto per confondermi tra gli scialpinisti veri per venire a visitare questi selvaggi ambienti. L’avvicinamento sfrutta un primo giorno con gli sci a spalle dal Lago Teleccio al Rifugio Pontese. A dir la verità negli ultimi anni la strada della diga non viene più aperta, così tocca partire intorno ai 1800m, dove la carreggiata è ostruita da una valanga.
Dopo una notte stellata di vento impetuoso, la mattina si presenta calma e serena. Un ottimo presupposto per il gelo notturno. La neve è già presente sulla muanda. Superato il piano si presenta un bel valloncello dove un sole fiammeggiante accende la vetta del Becco Meridionale della Tribolazione, che fa capolino come una lampadina accesa oltre le morene.
Per accedere ai pendii sommitali occorre salire un canalino valangoso, dal fondo piuttosto irregolare, che obbliga a togliere gli sci. Si giunge così al ghiacciaio sospeso sopra il Lago della Losa, lungo il versante sud che precede la cima. Le “facili roccette” menzionate dalla vecchia “Nuova guida scialpinistica del canavese” sono coperte da un uniforme e ripido pendio di neve che arriva fino in cima.
Non ci sono parole per descrivere compiutamente l’immenso panorama che si apprezza quassù, e nemmeno l’aspra varietà degli ambienti che si attraversano, dove incombono picchi di gneiss protogino i cui cristalli brillano già al primo sole del mattino.
In vetta il vento è freddissimo, mille metri sotto di noi un puntino rosso tra i ghiacci disegna il Bivacco Borghi. Lo sterminato panorama è fantastico!
Basta scendere pochi metri per ritrovare un caldo sole. La discesa è bellissima, a prescindere dal tratto del canale che non ho avuto il coraggio di sciare. Probabilmente ho già sceso pendii così ripidi, ma oggi la vocina interiore e la paura dei consueti voli carpiati con doppio avvitamento mi hanno fatto desistere. Sul pianoro finale del rifugio mi attardo ancora a fotografare grandiose valanghe che si confondono nella primavera di calme acque, tra anse e rigagnoli luccicanti.
È stato un grande piacere condividere questa gita con Claudio “claus” &C, una nutrita compagnia di simpaticissimi scialpinisti. Grazie anche a Ziano “il flippangher” che mi ha anche aspettato mentre zampettavo nel canale. Una nota di merito per l’ottima gestione e cortesia al Rifugio Pontese. Grazie infine ad una giornata così straordinariamente bella e soleggiata, e all’immensa selvaggia beatitudine che regna in questo angolo del Gran Paradiso.
Bello!
pensa…mi ero perso il tuo bel racconto. Oggi si parlava di traversata delle Levanne. La prossima primavera ci torniamo!
Ciao Claudio! Allora mi devo preparare!! 😉 – a presto