Non posso vivere, se vivere è senza di voi
https://youtu.be/PPco24LS31A?rel=0
Ma si può morire per una canzone?
Pete Ham era nato il 27 aprile 1947; aveva fondato la sua prima band all’età di quattordici anni. I miti negli anni ’60 erano i Beatles, la musica girava lì intorno, assieme agli entusiasmi, la voglia di vivere e di sognare il grande successo.
Il gruppo che promette bene si chiama Iveys. Ham entra nelle grazie della Apple, la casa discografica dei Beatles, e conosce Mal Evans. Il connubio artistico è determinante per l’incredibile storia di questo gruppo.
I successi non mancano, ma nemmeno le difficoltà. Il gruppo cambia nome in Badfinger, per evitare confusioni con un complesso dal nome simile. Nel 1970 esce No Dice. Tra le canzoni, una, minore, si chiama Without you. Nasce dall’unione creativa di Ham e Evans. È il pezzo forte, originale per i tempi, quello che mancava per sfondare il lunario, per realizzare i sogni più incredibili. “Non posso vivere, se vivere è senza di te” ha un aggancio cantabile senza precedenti! Ma i loro autori non se ne accorgono: forse troppo ispirati all’esempio dei Beatles ne fanno una versione “mancata”. La discografia non perdona mai chi manca l’aggancio cantabile!
Se ne accorge invece Harry Nilsson, che acquisisce i diritti e ne fa una cover che sfonda per un mese al primo posto in classifica. La prima di una lunga serie. Nel 1993 una voce femminile da operetta ne fa una nuova cover, del tutto identica per giunta, ma sorprendentemente spopola di nuovo!
Nel frattempo, mentre “la canzone di Nilsson” è sulla bocca di tutti, i Badfinger non decollano. Le royalties del loro imprevisto successo tardano ad arrivare. Pete Ham ha problemi economici e va in depressione. Tra confusioni commerciali ed editoriali le cose vanno di male in peggio.
La sera del 23 aprile 1975 Ham ha circa ventott’anni quando confessa ad Evans di avere trovato «una via d’uscita». Lo trovano il giorno dopo, impiccato, una lettera di addio maledice il proprio manager.
Evans non si arrende. Arriva qualche soldo dai successi delle cover e la band rinasce. Ma ci sono ancora problemi di visione nella gestione del gruppo. Un destino distorto sembra accanirsi contro gli autori di questa canzone. Benché le cover di Without you spopolino, Evans è ancora vittima di problemi economi. Ha 36 anni, nel 1983, quando dopo l’ultimo diverbio con la Apple – «sarò morto prima di vedere un soldo!» – , si impicca all’albero del suo giardino.
Quante volte la radio girava questo successo, per tutti il successo di Nilsson o di qualche interprete successivo. Ma quanti sapevano quanto sangue scorreva dietro queste note?
Solo in tempi recenti le complesse trame contrattuali vengono in qualche modo dipanate tra direttori, major discografiche e contendenti. Ad Ham vengono riconosciuti i diritti sulle canzoni. Il manager dei Badfinger, dei tempi di Without you, viene riconosciuto colpevole di diverse truffe, ma muore prima di pagare tutto il dovuto. Sono ormai morti tutti. Non esiste nemmeno più la Apple, se l’è comprata una azienda informatica che porta lo stesso nome.
Una terribile sorte sembra si sia accanita contro i Badfinger. Potremmo pensare che per fare i soldi non è sufficiente essere creativi. Occorre saper sfruttare o valorizzare le proprie idee prima che lo faccia qualcun altro. E superare i propri miti. Ma sarebbero solo frasi di circostanza per farcene una ragione. Di fatto, sembra a volte di vivere in un mondo malato che ogni tanto chiama a sè un po’ di sangue.
Intanto Without you continua a spopolare. Se la cercate su Google la troverete intitolata ai vari artisti che l’hanno reinterpretata. Solo in tempi più recenti la vicenda è stata ricordata in modo completo. Alla gente spesso non interessa la storia che c’è dietro una canzone, o semplicemente la dimentica. Come tutto, come la storia, e si accontenta della punta dell’iceberg.
In tutto questo, sotto sotto, ogni tanto qualcuno si uccide. Quasi mai per amore. Ma per questioni economiche, depressione, incomprensione, rimpianto. A volte comincia a morire un po’ giorno dopo giorno, senza accorgersene, fino a quando non trova una via d’uscita.
Info tratte da: La storia di Pete Ham e dei Badfinger.