Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Croce Rossa

Croce Rossa

Inseguo desideri di montagne autunnali in veste estiva. Questa volta, sulla Croce Rossa, panoramica vetta a 3560m sopra il Lago della Rossa.

Perché questo autunno è così: non piove e fa caldo, così i ghiacciai continuano a sciogliere e le montagne, spoglie di neve, sono più ospitali ora che nella nebbiosa stagione estiva.

Sperata la gelida piana di Usseglio, partiamo da Margone salendo con passo rapido sopra le inversioni termiche di fondovalle. Sembra estate, ma le perduranti ombre di novembre rendono l’aria fresca nel lungo traverso dell’ontaneto. Ecco, l’ontaneto. Questo luogo è senz’altro uno dei paesaggi per cui vale la pena passare da queste parti.

Superato il traverso boscoso esposto a nord ritroviamo presto il sole ed è subito un bel piacere, da magliette estive. Così sarà sino in vetta. La solitudine è totale, interrotta solo da qualche stambecco o camoscio. Sopra i 2000m tentano di formarsi le prime goulotte ghiacciate. Il sole è caldo, ma le giornate sono corte.

L’apparire del Rifugio Cibrario, avvolto da un caldo silenzio, è un regalo tutto per noi. La neve perenne che circonda la conca del Peraciaval è testimone delle abbondanti precipitazioni dello scorso inverno. Le morene del Passo della Valletta sono ancora morbide, non permafrostate, mentre un sottile strato di ghiaccio sta avvolgendo il laghetto di Peraciaval. È ancora presto per camminare sulle acque.

Non c’è più traccia di neve sul versante francese delle Croce Rossa. Saliamo la cresta di confine, dove il sole riesce ancora a scaldare la roccia. Per inciso, nel primo tratto esistono frecce gialle che tentano di dissuadere la prosecuzione della cresta, portando ad impantanarsi in un terreno infido e difficile. Occorre invece proseguire sulla cresta.

In cima spicca il luminoso Lago della Rossa, ancora tutto sgelato e pieno pieno come nei suoi tempi migliori. Il panorama è dominato anche dalle erbe secche e dorate, che colorano le montagne circostanti. Polvere, morene sgretolate, aria immobile e tersa, sole radente che ravviva i dettagli. Un paesaggio non abituale, da apprezzare in ogni istante.

Come al solito spreco troppo tempo a preparare il famigerato autoscatto di vetta.

Tutti i ghiacciai sono in ghiaccio vivo, su quello della Ciamarella escono isolotti rocciosi che probabilmente non vedono il sole da prima dell’ultima glaciazione. Chissà, forse di questo passo i ghiacciai spariranno molto prima di quanto possiamo immaginare.

Ci abbiamo messo poco più di quattro ore a salire, ma dopo mezzogiorno si capisce che non è agosto. Le ombre sono lunghe, il pomeriggio è come una lunga sera che non arriva mai. Al Cibrario il sole viene presto nascosto dalla Punta Sulè.

Per il resto della discesa non c’è storia. Un passo dietro l’altro in un silenzio rotto solo dal nostro incedere. Ed il pensiero corre già al ricordo della cima appena visitata in queste strane condizioni, che certi anni il primo novembre c’è già neve e freddo. E tra una settimana qui sarà inverno e ci sarà la neve, e chissà come è con gli sci su di qui.

Neve e freddo. Chissà. Intanto sono grato a questo tempo strano e anticiclonico, che ci permette di salutare le montagne d’alta quota in una veste inedita, solitaria, che infonde una serena tranquillità.

Grazie a un super Paolo per la compagnia in questa giornata di sole sulle montagne di confine.

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