https://youtu.be/lgy8Lho-ne0?rel=0
Ho (non) imparato a sciare a tarda età, fuori pista, sugli attacchini. Tutto quello che non bisognerebbe fare. Cercando un po’ testardamente di seguire Riccardo, cercando quel divertimento a me sconosciuto nella neve fresca e profonda, e chissà se l’avrei mai capito quel divertimento. Il piacere della cosiddetta polvere. Mi sembravano tutti matti questi qua della polvere, a me in fondo bastava il piacere della montagna invernale in sè, e non è mai stato poco.
Oggi mi piace buttarmi a capofitto nella polvere della boschina, lasciarmi andare nella morbidezza del bianco, sfiorando i larici. Disordinato, inciampando qua e là, magari. Mi piace fermarmi all’improvviso solo per ascoltare il silenzio ovattato del bosco. Ora capisco anche quel divertimento della polvere che si fa strada nell’anima, e per il tempo di una discesa diventa tutto leggero, rilassante e divertente. Anche se le gambe non ce la fanno più.
E poi c’è in questi giorni quella luce che conosco e che aspetto sempre, ogni anno, nei giorni del solstizio. Chiara, un po’ artica, che accarezza con i suoi raggi radenti i fianchi delle montagne, che lascia quel luccichio limpido una volta tornati nelle lunghe ombre della valle. Quella luce che non vorresti mai lasciare.
Per una giornata perfetta può bastare.
Per il serial “no vetta con gli sci”, oggi la nostra meta è stata addirittura un prato! Grazie a Erika, Ziano, Giselle.
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