Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Oltre i disegni

Funghi di ghiaccio

Parliamo di Carl Barks. Certo nelle prime letture non lo potevo ancora sapere che negli albi di Topolino c’erano due mondi, diametralmente opposti, del sogno americano.

Da una parte Topolino, il romanticismo, la perfezione, il mondo ideale da difendere dai cattivi, la responsabilità, la civiltà (la destra?). Dall’altra i paperi, un mondo complicato, i problemi, i dubbi, una continua avventura, una continua ricerca e lotta per la felicità (la sinistra?).

Lo zio Paperone, pieno di difetti e problemi, rappresenta eppure l’antieroe buono, la persona normale che naviga nei guai da risolvere.

Dalle storie dello zio Paperone nascono anche sogni e fantasie per gli ambienti nordici, il Klondike, l’artico. Un ambiente immaginario, eppure reale, affascinante. Così ero andato pure io a vedere il fiato che si gela, la notte perenne, le aurore e quegli alberelli spettrali completamente avvolti di neve e calabrosa.

Luoghi che in qualche modo sono qualcosa più che luoghi. E diciamo pure che le stesse storie di Barks erano qualcosa di più che storie. Guardate quelle vignette finali della Disfida dei dollari. Il Paperone che resta immobile all’ultima obiezione dei nipoti trascende ad altro che una semplice storia, è… chi lo sa.

Barks pare non abbia mai viaggiato in quei paesaggi più volte luogo delle sue storie. Leggete cosa dice Francesco Guccini in una intervista[*] di qualche anno fa:

Carl Barks, l’autore di Paperino, è uno che è riuscito ad inventarsi una saga, la saga dei paperi, che non ha nulla di meno delle grandi saghe tipo, non so, un’Iliade, un’Odissea. Anche Barks non era mai stato fuori della California, però disegnava minuziosamente paesaggi di tutto il mondo, basandosi semplicemente sulle fotografie del National Geographic… Le cose devono essere dentro di te, insomma. Dice uno scrittore che mi è particolarmente caro, Borges, che uno infine parla sempre di sè stesso. Dice che per cominciare un racconto ci sono due modi: sono nato il giorno tale, nel posto tale; oppure c’era un re che aveva tre figlie… Però si parla sempre di quello che si ha dentro.

Ecco, oggi forse viviamo in un periodo da figli dei depliant (per dirla ancora con Guccini), in cui tutto è in qualche modo omologato e tracciato, anche il tempo libero, segnato da programmi stabiliti. Viaggi e passioni sono già amministrati da qualcuno per noi, e non si esce dai binari.

Quindi l’augurio per i prossimi tempi è di riuscire ad essere solo sè stessi, al di là di ogni condizionamento, tracciare la propria strada ed andare dove si vuole. A costo di restare un attimo con lo sguardo nel vuoto, come il… Barks di Zio Paperone. È qualcosa che vale, penso.

[*] La primavera di Micromega #4, Intervista di Gianfranco Bettin – 2001

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