Vettenuvole

Reali fantasie di nuvole, montagne e altre amenità

Reunion

Avete voglia di partire e per giorni camminare in luoghi aspri e incantati, dove non ci si stanca mai di scoprire nuovi posti e ad ogni angolo non sai mai cosa ci trovi? L’isola di cui sto per raccontarvi rappresenta la quintessenza di queste sensazioni. Le percorrenze quotidiane possono superare i 20Km ed i 1800m di dislivello positivo, ma le basse quote (sotto i 3100m) rendono agevole ogni sforzo.

Il terreno lavico offre numerosi saliscendi in un ambiente straordinariamente eterogeneo, dai deserti vulcanici all’intricata foresta tropicale. Dall’oceano alla montagna, dai pascoli alla foresta vediamo come passare un paio di settimane per riscoprire il piacere più intenso ed autentico del camminare.

GRR2 e qualche variazione

Quello che qui descrivo è il trekking della Reunion che ricalca in parte il sentiero GRR2, che attraversa l’isola da Saint Denis a Saint Philippe. Alcune deviazioni sono pensate anche per evitare tratti troppo urbanizzati e per visitare alcuni angoli che si rivelano davvero meritevoli. Nel nostro percorso partiamo da Sans Soucis per arrivare nei pressi di Saint Joseph.

Giorno 1

Dopo un giorno passato a visitare St Denis (consigliato il Museo di Storia Naturale) si comincia a camminare da Bac Rouge Sans Soucis per il sentiero della Canalisation des Orangers. Si tratta di uno splendido tracciato a mezza costa, molto panoramico, che conduce a l’Ilet des Orangers. Il primo impatto con gli aspri ambienti dell’isola è molto suggestivo. Una lunga valle dai ripidi fianchi colonizzati da alte piante di agave finisce per scindersi in numerose anse e dirupi. Qui i rigogliosi torrenti si incanalano in profondi solchi, formando talora pozze e cascate. Al di sopra, altipiani e piccoli paesi contendono lo spazio ai cespugli che coprono l’antica roccia lavica.

Seguiamo uno  di questi orridi che conduce infine alla Gîte du Cirque, proprio alla base di un imponente antichissimo fianco vulcanico. Siamo nel Cirque du Mafate, forse il più selvaggio e pittoresco dell’intera isola.

Le gîtes sono paragonabili ai nostri rifugi alpini, ma offrono servizi mediamente migliori, soprattutto quelle a quote più basse. Rispetto ai rifugi si respira un’aria più spensierata, talvolta incoraggiata dai fiumi di rhum arrangé che scorrono la sera come aperitivi ai pasti.

Giorno 2

Il percorso di oggi si discosta abbastanza dal GRR2. Torniamo brevemente sui nostri passi verso Les Orangers per poi salire verso la Breche sulla Crete des Orangers. Il sentiero si snoda in una stretta valle coperta di fitta vegetazione. Qua e là piccoli paesi assolutamente reconditi possono offrire alcuni spunti per una garbata visita, come al piccolo cimitero che si incontra prima della Breche.

Dal colle si apre la vista sull’esteso versante opposto del circolo di Mafate. Il sentiero si snoda su un ripido versante che offre una visuale molto rappresentativa sull’aspra e tortuosa morfologia di queste montagne. Non mancano alcune piante da frutto, mentre abbondano piccoli cespugli su un terreno sostanzialmente arido. Consigliata una sosta ad una recondita creperie che sorge in mezzo al nulla della foresta.

Si oltrepassa Roche Plate, e quindi si raggiunge il solco roccioso di un torrente a le Trois Roches, dove l’acqua della Riviere des Galets scorre su una distesa piatta di roccia lavica, che all’improvviso precipita in un profondo orrido.

Si risale il fianco roccioso della valle che sempre più ampia si apre infine a distese boscose nei pressi di Marla. La nebbia comincia a diventare una presenza abituale a partire dal pomeriggio. Pernottiamo alla Gîte Cesar.

Giorno 3

Oggi giro più breve, da Marla andiamo a La Nouvelle, non prima di aver fatto un salto al Col Talbit per osservare il cirque du Cilaos nella nebbia.

La Nouvelle si trova su un simpatico altopiano nella foresta, dove spuntano seminascoste case e allevamenti di polli. Troviamo variegate fioriture, in particolare primordiali mimose giganti e non manca qualche precoce fiore di pesco. Pernottiamo alla Gîte Gravina.

Giorno 4

Anche questo giorno esula dal GRR2 ufficiale. Ci avviciniamo all’areale del Piton de Neige dove troviamo la zona più umida dell’isola. L’arrivo al Col de Fourche rende l’idea: oltre il valico la nebbia è una presenza costante. D’altra parte la foresta offre spunti davvero suggestivi: è molto intricata e fitta. Si nota anche quanto impegno la comunità locale debba profondere nella manutenzione del sentiero, che in molti punti si scava un vero e proprio tunnel nella vegetazione.

Dopo un lungo cammino siamo a Hell Bourg, dove visitiamo le vecchie terme il cui funzionamento è stato interrotto da un terremoto. Saliamo quindi alla Gîte Belouve nella nebbia più fitta.

Nonostante la nebbia, di sera il tempo migliora quasi sempre e la via lattea nel cielo australe offre uno spettacolo straordinario.

Giorno 5

Questo è forse il giorno più fangoso. Ci rechiamo al belvedere del Trou de Fer, un intricato cammino nella foresta che conduce alla vista della cascata più famosa della Reunion. A differenza degli altri luoghi visitati fin qui c’è molto affollamento, ma soprattutto molto fango. Percorriamo infatti il sentiero di sinistra, più diretto, che conduce dalla Gîte alla nostra destinazione. Terribile, per fortuna al ritorno faremo un percorso leggermente meno fangoso.

Tornati alla Gîte inizia la lunga salita di avvicinamento al Piton, verso la Gîte Caverne Dufour. Di nuovo nebbia e fango in una intricata foresta caratterizzano la prima parte del pomeriggio. Fino al Cap Anglais. Oltre i 2200m ci lasciamo la nebbia alle spalle. Sopra di noi si apre uno splendido cielo sereno. Salendo, la foresta man mano si foggia a basse siepi, non meno fitte della vegetazione che abbonda a quote più basse. Forse parlare di siepi non è il termine più corretto, ma rende l’idea sperando nella clemenza dei botanici. Dove la nebbia non riesce ad arrivare sparisce anche il fastidioso fango ed ogni traccia di umidità.

La Gîte Dufour, a circa 2600m di quota, si trova al limitare superiore della foresta… di siepi. Data la posizione e la quota è forse l’unica gîte in cui non è possibile fare una doccia, ma il trattamento è buono e paragonabile a quello di molti validi rifugi alpini.

La sera ci regala un rilassante tramonto sul mare di nubi che si perde in lontananza verso l’oceano. I colori e le sfumature delle nubi offrono un ricordo davvero delicato.

Giorno 6

Una lunga giornata ci aspetta. Partiamo presto per raggiungere la vetta del Piton, a circa 3070m. Poco oltre la Gîte la vegetazione scompare e restano solo rocce laviche – il vulcano è spento da decine di migliaia di anni, ma conserva un cuore caldo a qualche migliaio di metri di profondità. L’alba accende il pendio sommitale di un colore rosso intenso. Se non lo vedi non ci credi. Un paesaggio davvero marziano, che qualcuno a torto definisce lunare… ma chi è mai stato su Marte o sulla Luna?

Dalla vetta, comprensibilmente più affollata della frequentazione media trovata nel nostro peregrinare, si osserva uno spettacolo straordinario sui variegati ambienti dell’isola. Foreste, caldere, altopiani, pascoli, l’eterogeneo sviluppo delle terre emerse appare tutt’attorno, tutto insieme. Ed oltre, lontano, il sole ancora basso si specchia sull’oceano.

Ci aspetta una lunga discesa ora, tra vari saliscendi, verso Bourg Murat. Si attraversa la foresta di Bébour, che scende intricata fino ai pascoli di Bourg Murat. Un tratto di 3Km su strada ci conduce a Les Plaines, all’Alicalapa-Tenon. Dovrebbe essere un buon albergo, per un momento di relax dopo una lunga giornata, ma le docce non sono un granchè e l’interno è freddissimo, la temperatura non supera i 13°C. Sconsiglio questa struttura.

Ma come sono gli alberghi ed i servizi nella Reunion? L’isola è sicuramente molto ben servita. I mezzi pubblici sono puntuali, puliti, comodi. Le strutture alberghiere riflettono i prezzi dell’Europa, ma a voler essere severi il servizio reso non è sempre all’altezza in pulizia e comodità. Curiosamente si riscontrano grossi problemi per lo più concettuali con le docce: quella che manca di sostegno, o il box, o un piatto che contenga opportunamente l’acqua. Si perdono… in un bicchier d’acqua insomma.
Le case che abbiamo trovato invece sono per lo più eccezionali.

Giorni 7 – 8

Abbandoniamo le nebbie di Bourg Murat per salire le pendici del Piton de la Fournase, il vulcano correntemente attivo dell’isola. Staremo due giorni alla Gîte du Volcan, per osservare pienamente i dintorni del vulcano. Ci sono normalmente due opzioni: il vulcano erutta, le autorità chiudono i sentieri, ma si osserva l’eruzione. Vuoi mettere? Oppure il vulcano non erutta e tramite i sentieri aperti si visita l’ampia caldera fino al cratere sommitale.

Nel nostro caso il vulcano ha eruttato poche settimane prima del nostro arrivo, quindi i sentieri sono ancora chiusi, ma il vulcano è spento. La combinazione peggiore. Tant’è.

L’avvicinamento alla Gîte prevede il passaggio nelle zone più aride dell’isola, il Plain des sables è un deserto di lava e sabbia, dove è il sole però ad ustionare.

In questi giorni visitiamo soprattutto i numerosi crateri laterali raggiungibili a piedi. Ci sono un’ampia scelta di ambienti e bocche eruttive. Un ambiente davvero suggestivo, anche se meno selvaggio del resto dell’isola. Sono state infatti costruite numerose strade attorno al vulcano, grande attrazione turistica, e gli elicotteri volano in continuazione sopra il cratere sommitale.

La Gîte du Volcan offre un buon pernottamento, ma attenzione alle baguette talora un po’ ammuffite…

Ma cosa si mangia nella Reunion? Beh di certo in queste gîtes il cibo è sempre abbondante. Il menù prevede, dopo l’immancabile rhum, il riso, le lenticchie, ogni tanto qualche verdura o legume diverso. Poi carne di pollo o salsicce in umido, raramente pesce. Le spezie locali che condiscono questi piatti tipici possono rappresentare una forte determinante per il risultato finale. Segue infine un tortino, non sempre eccellente. Per il resto da segnalare grossi problemi concettuali con i gelati, con prezzi non all’altezza del prodotto offerto, ma un Magnum d’importazione lo si trova senza eccessive difficoltà. Le baguette sono in genere molto buone e si trovano diffusamente fresche di giornata (non alla Gîte du Volcan).

Giorno 9

Ci aspetta una lunga discesa verso Saint Joseph, discostandoci leggermente dal GRR2, alla Gîte Théophane et Yoleine.

Nella parte alta si costeggia la caldera, visitando ancora bellissimi crateri che dal nulla spuntano improvvisi nel mare di lava pietrificato, su cui a fatica tornano a prevalere le sterpaglie. Poi si giunge sull’orlo dell’altopiano lavico e comincia una lunga e ripida discesa nella foresta. Man mano che si perde quota la vegetazione torna più fitta ed umida.

La Gîte di questa sera è la migliore del viaggio: ottima sistemazione e la migliore cena. Anche il luogo, a poca distanza dall’oceano, offre un momento di relax gradito ed un ultimo cambio di ambiente.

Giorno 10

Si conclude il trekking con una ultima breve discesa verso Saint Joseph. Non più la fitta foresta, ora sono felci e palme a segnare il territorio. Per un paio di giorni facciamo tappa nei dintorni.

Durante il giorno ci rechiamo a Saint Rose per una gita sulla spiaggia pietrificata.

Giorno 11

Visitiamo la celeberrima multi-cascata di Longevin. Saliamo anche verso il Cap Blanc, passeggiata a piedi di scarso interesse.

Riposo in spiaggia pomeridiano.

Giorno 12

Affittiamo un’auto per visitare nuovi luoghi dell’isola. A Saint Gilles ci dedichiamo alla visita dei delfini sulla barca di Cetasea. Spacciano anche avvistamenti di balene. Non viste. E perchè non squali, che a quanto pare brulicano nei dintorni dell’isola? Comunque per un non nuotatore come il sottoscritto meglio non incontrare gli squali. Ad ogni buon conto, come Douglas Adams, affermo di non mangiare carne di squalo nella speranza di essere ricambiato.

Fantastico tramonto sull’oceano.

Giorno 13

Passeggiate nel sud dell’Isola. A Entre Deux scendiamo a Les Gorges du Bras de la Plaine, giungendo ad una grotta presso un fiume, di limitato interesse.

Giorno 14

Visita all’orrido de La Chapelle. Ambiente molto interessante e suggestivo. Merita le ore che necessita l’avvicinamento a piedi.

Avendo una buona confidenza con l’acqua fresca è possibile immergersi fino al collo e proseguire dentro l’orrido. Cose da alpinisti sommozzatori…esistono!

Giorno 15

Ultimo giorno sulla spiaggia di Boucan Canot, a Saint-Gilles-les-Bains.

Qui le spiagge sono poco frequentate, in quanto è proibito toccare l’acqua per il pericolo degli squali. Il clima in riva all’oceano però è molto gradevole e il cielo è quasi sempre sereno o poco nuvoloso. Magie tropicali. Dopo tante camminate un’oretta in spiaggia (che poi passerò a camminare anche qui) ci può stare.

Impressioni finali

Si tratta di uno dei viaggi migliori per chi sia in cerca di un’isola che pare inventata espressamente per il piacere di camminare. A dispetto del dislivello complessivo (oltre 8000m su un percorso di circa 160Km), il trekking non è mai troppo impegnativo. Anche i giorni con maggiore dislivello (circa 1800-2000m) sono mitigati dalle basse quote: non si superano mai i 3100m di quota e di rado si superano i 2300m.

Inoltre il clima è sempre molto gradevole. A parte alcuni momenti nella nebbia le condizioni sono davvero ottimali per viaggiare in maglietta, antivento leggero e pantaloncini da mattina a sera. Un buon pile pesante serve solo per la salita al Piton de Neige. Non sono indispensabili gli scarponi, ho fatto l’intero giro con le scarpe da ginnastica. Oltre i 2000m di notte gela e il ghiaccio scioglie dopo le 10-11: l’escursione termica è notevole ed occorre tenerne conto in caso di partenze molto mattutine. Attenzione alle ustioni!

I sentieri sono tenuti benissimo, anche quelli nelle foreste più intricate ed invadenti. Ovunque è possibile pernottare in comode Gîtes d’etape dove quasi sempre è garantita una doccia calda. Sono la testimonianza di un’isola che dedica tantissima attenzione al turismo escursionistico. Pochissimi vengono qui per il mare: l’isola vulcanica offre poche spiagge, mentre quelle davvero meritevoli sono limitate dal divieto di balneazione per il pericolo degli squali. Consigliato invece un viaggio in battello per vedere delfini e balene, magari sul fare del tramonto. I prezzi si attestano tra i 30 ed i 40€ per un paio d’ore in barca.

Non ha mai piovuto, ed è stato un bene perchè scendendo all’aeroporto di S. Denis il 18 agosto non è arrivato nessun bagaglio. Dopo infiniti reclami i bagagli di cinque persone su sei sono stati recapitati alla Gîte Belouve il 21 agosto, dove li abbiamo recuperati il giorno successivo. I manici di scopa di Viviana, acquisto per sopperire ai bastoncini ultratecnici, rappresentano un passo fondamentale nella storia tecnologica dell’evoluzione escursionistica.

La soddisfazione del viaggio viene appagata dall’incredibile varietà dei luoghi visitati. In poche ore si passa da un ambiente di oceano all’alta montagna, o dalla foresta tropicale a improvvisi pascoli che ricordano il Vallese. L’interesse è prettamente paesaggistico e geologico: vulcani, foreste, valli, valichi, creste, antiche caldere foggiano un paesaggio che non finisce mai di sorprendere anche il più distratto camminatore.

In particolare, il primo impatto con il Cirque Mafate, il più selvaggio e meno affollato, regala di per sè piena soddisfazione al viaggio. Ma anche sul più turistico Piton de la Fournase è sufficiente allontanarsi un poco dalle strade per trovare piccoli vulcani e deserti di lava dove non si vede anima viva.

Anche nei paesi più affollati, infine, la vita sembra scorrere tranquilla e rispettosa. Gli automobilisti sono molto prudenti e si fermano ogni qual volta un pedone attraversa la strada, anche fuori dalle strisce pedonali. Una sorta di calma e benessere che sembra contagiare ogni cosa su questo puntino che segna le carte dell’Oceano Indiano. Poi si sa, come canta Guccini, un giorno disegnando un labirinto di passi tuoi per quei selciati alieni ti accorgi con la forza dell’istinto che non son tuoi e tu non gli appartieni, però dispiace dover abbandonare quest’isola così bella da scoprire.

Viaggio trovato con l’Agenzia Avventure nel Mondo. Splendidi gli indimenticabili compagni di viaggio, tra cui la coordinatrice più valida mai conosciuta (grazie Sabrina!), che ha saputo organizzare al meglio lo svolgimento del complicato trekking. Pessima la scelta degli aerei che perdono tutti i bagagli.

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